Questa mattina, bussando per tre volte, Papa Francesco ha aperto la porta Santa del carcere di Rebibbia. È stata la prima volta nella storia dei Giubilei, fatto questo che esprime la volontà del Santo Padre di dare un segno tangibile di speranza a tutti i detenuti. A Rebibbia il Pontefice è stato accolto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dal capo del Dap dimissionario Giovanni Russo e da monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma per l'ambito della diaconia della carità.
"Ho voluto che ognuno di noi avesse la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude", ha detto Papa Francesco subito prima di procedere con il rituale dell'apertura. Dopo quella di San Pietro, ha detto il Pontefice, rivolgendosi ai detenuti, "la seconda Porta è vostra, è un bel gesto quello di aprire le porte che significa cuori aperti. Questo fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano a vivere. La grazia di un Giubileo è spalancare, aprire. Soprattutto i cuori alla speranza". Ho voluto, ha proseguito, "che tutti noi avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore per capire che la speranza non delude, non delude mai". La parola "speranza" è stata il filo conduttore dell'intervento di Papa Francesco nel carcere romano, un luogo dove solitamente si perde il senso di questa parola e lo si lascia all'esterno.
Tuttavia, ha spiegato il Santo Padre ai presenti, non bisogna mai perderla, nemmeno "nelle situazioni più difficili, ognuno sa come farlo". Mi piace, ha spiegato ai presenti, "alla speranza come l'ancora che è sulla riva, e noi siamo al sicuro perché abbiamo in mano una corda che ci tiene ad essa. La speranza è come l'ancora, tocca la terra. Non perdere la speranza, questo è il messaggio che voglio darvi: mai perderla. Certe volte la corda fa male, ma sempre c'è qualcosa di buono. Quindi la mano alla corda e le finestre e le porte spalancate".
Se ci si chiude, ribadisce, "si diventa duri, ci si dimentica della tenerezza. Anche nelle situazioni più difficili bisogna avere sempre il cuore aperto, il cuore: quello che ci fa fratelli".
Concludendo il suo intervento per i detenuti di Rebibbia, Papa Francesco ha augurato loro "molta pace, bi auguro un grande giubileo. Tutti i giorni prego per voi, davvero, tutti i giorni prego per voi". Quello del pontefice questa mattina è stato un intervento effettuato interamente a braccio- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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