Donne e laici al Sinodo, ecco la rivoluzione di papa Francesco

Nella prossima assemblea sulla sinodalità voteranno settanta membri non vescovi selezionati dalle conferenze episcopali e avallati da Francesco

Donne e laici al Sinodo, ecco la rivoluzione di papa Francesco

Francesco cancella Paolo VI. Alla prossima assemblea del Sinodo non voteranno solo i vescovi, ma - oltre a cinque religiose e cinque religiosi appartenenti a istituti di vita consacrata eletti - avranno diritto di voto anche settanta membri non vescovi tra cui fedeli laici che saranno scelti dal Papa da un elenco di centoquaranta persone e che per metà dovranno essere donne.

Cosa cambia

L'annuncio è stato dato ieri in un comunicato della segreteria generale del Sinodo che ridisegna i criteri di partecipazione e di voto dell'organismo che Paolo VI volle per la collaborazione episcopale con il Papa. I settanta membri non vescovi dovranno essere al 50% di sesso femminile ed è prevista, inoltre, una valorizzazione della presenza giovanile. Per poter essere ammessi in questa lista in rappresentanza del popolo di Dio - come si legge nel comunicato - bisognerà essere selezionati dalle riunioni internazionali delle conferenze episcopali e poi, successivamente, indicati da Francesco in persona.

Archiviato Montini

Il Sinodo dei vescovi è stato istituito da Paolo VI con il motu proprio Apostolica sollicitudo del 15 settembre 1965, che recepiva un'istanza lungamente discussa in Concilio Vaticano II. Un'istituzione che Montini aveva motivato spiegando di non aver voluto "formare una nuova e artificiosa concentrazione gerarchica" ma piuttosto "interessare l'episcopato all’opera di applicazione delle leggi conciliari" e di avvalersi della sua collaborazione per aiutarlo al governo universale della Chiesa. Quello della collaborazione dei vescovi alla responsabilità della sede di Pietro era un tema molto sentito da Paolo VI che già prima di essere eletto, nell'omelia funebre pronunciata a Milano per la morte di Giovanni XXIII, ne aveva parlato esplicitamente. Con Apostolica sollicitudo, il Papa bresciano non si era limitato ad istituire il Sinodo ma ne aveva fissato con dovizia la fisionomia ed i limiti. Vi spiccava la definizione di "istituzione ecclesiastica centrale" avente come fine quello di "favorire una stretta unione e collaborazione fra il Sommo Pontefice ed i Vescovi di tutto il mondo". Quel testo era stato confermato quasi integralmente dalla promulgazione del codice di diritto canonico. Le novità comunicate ieri cambiano radicalmente l'impostazione originaria voluta da Paolo VI.

Sinodo sulla sinodalità

La prossima assemblea, la prima in cui verranno applicate le nuove regole, si svolgerà in due momenti diversi: ad ottobre e poi un anno dopo. Il Papa ha voluto che questo Sinodo fosse dedicato alla sinodalità: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. Oltre al cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, Francesco ha scelto come relatore generale dell'assemblea il cardinale lussemburghese Jean Claude-Hollerich, favorevole ad una riapertura della discussione della Chiesa sull'ordinazione femminile. Parlando al Corriere della Sera, l'arcivescovo gesuita - che si è definito "non un grande teologo" - ha salutato le novità nella composizione dell'assemblea sostenendo che mentre "Paolo VI guardava soprattutto alla collegialità episcopale, Francesco ha posto il popolo di Dio al centro fin dall'inizio. Il Papa dice: tutti, tutti".

L'allargamento ai laici, però, dipenderà dai nomi scelti prima dalle conferenze episcopali e successivamente dal Pontefice stesso e non saranno, dunque, per forza i più rappresentativi della maggioranza dei fedeli.

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