Renzi difende Wojtyla sul caso Emanuela Orlandi (e punge Calenda)

Il leader di Italia Viva elogia Giovanni Paolo II e critica l'istituzione della commissione parlamentare d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, proposta proprio dal suo ex alleato

Renzi difende Wojtyla sul caso Emanuela Orlandi (e punge Calenda)

Mentre la commissione affari costituzionali del Senato si riunisce per dare il via libera all'istituzione di una bicamerale d'inchiesta sui casi Orlandi e Gregori, si alza una voce fuori dal coro nella politica italiana. È quella di Matteo Renzi, senatore di Italia Viva nonché neodirettore de Il Riformista, che ieri ospite da Nicola Porro a Quarta Repubblica ha manifestato le sue perplessità sull'utilità di una commissione incaricata di indagare sui due episodi di cronaca avvenuti quaranta anni fa.

"Rispetto per il Papa"

L'ex presidente del consiglio ha espresso i suoi dubbi sull'opportunità di creare nel Parlamento italiano una commissione d'inchiesta "su quello che è successo in Vaticano quaranta anni fa" anziché velocizzare l'istituzione di una commissione analoga sulla gestione della crisi pandemica. Renzi ha inoltre difeso la memoria di Giovanni Paolo II, oggetto di insinuazioni malevole questa settimana proprio in riferimento al caso Orlandi che sono state bollate dal suo successore Francesco come "illazioni infondate ed offensive". Un concetto ribadito anche nella sua enews odierna: "L'idea che il Parlamento italiano abbia paura a votare una commissione di inchiesta sul covid ma si presti alle strumentalizzazioni contro Giovanni Paolo II mi sembra ingenerosa", ha detto il leader di Iv. "Per parte mia io farò sentire la mia voce per rispetto verso quel Papa ma anche per rispetto verso la politica italiana", ha aggiunto Renzi.

Scintille con Calenda

La bocciatura della commissione sul caso Orlandi da parte di Renzi dimostra la distanza tra lui e il suo (ex?) alleato nel cosiddetto Terzo Polo, Carlo Calenda promotore in prima persona dell'istituzione dell'organismo e che aveva salutato con entusiasmo l'avvio dell'iter parlamentare, sostenendo che "nessuno mette in discussione la Chiesa cattolica, ma conoscere la verità è diventato ineludibile". Una dichiarazione che aveva fatto alzare più di un sopracciglio tra gli addetti ai lavori dal momento che Chiesa cattolica e Stato di città del Vaticano non sono la stessa cosa.

Il documento chiave

Il fondatore di Azione si era appassionato al caso della ragazza scomparsa nel 1983 dopo aver visto il documentario di Netflix, The Vatican girl ed aver dato per assodata la veridicità di un documento pubblicato dal giornalista Emiliano Fittipaldi nel 2017 che veniva presentato come un resoconto delle spese sostenute dal Vaticano per la presunta permanenza di Emanuela Orlandi a Londra. Un documento contenente palesi errori formali, come ad esempio l'intestazione "Sua riverita Eccellenza" ad un vescovo, mai utilizzata. La Sala Stampa della Santa Sede aveva bollato come "falso e ridicolo" il resoconto pubblicato da Fittipaldi. Lo stesso giornalista, ora direttore di Domani, aveva ammesso la possibilità che il documento potesse essere "un falso, un apocrifo che segna una nuova violenta guerra di potere tra le sacre mura".

"Toglietegli Netflix"

Calenda, invece, ha abbandonato qualsiasi forma dubitativa scrivendo in un tweet che "oramai chiaro che il Vaticano sa perfettamente cosa è accaduto a questa povera ragazza di 15 anni" e addirittura rivendicando il fatto che "siamo uno stato laico non una comunità di vassalli della chiesa". Una linea ripetuta spesso in questi mesi, col leader di Azione determinato a ripetere, nella presentazione della sua proposta per l'istituzione di una commissione d'inchiesta, che "l'Italia è uno stato laico, che si rapporta con rispetto verso il Vaticano", dunque tornando a far confusione tra Chiesa cattolica, Santa Sede e Stato di Città del Vaticano.

Una distinzione che invece sembra conoscere Matteo Renzi che secondo alcuni retroscena all'epoca del tweet al vetriolo di Calenda dopo la visione del documentario The Vatican girl avrebbe scherzato sull'allora alleato, dicendo "toglietegli Netflix".

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