Quella di ieri è stata una giornata da dimenticare per il cardinale Giovanni Angelo Becciu. Dopo la notizia della maxi-richiesta di risarcimento danni alla Santa Sede presentata dal suo ex "nemico" Libero Milone, allontanato dal ruolo di revisore nel 2017 con l'accusa di aver svolto attività spionistica anche ai suoi danni, l'ex sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato ha dovuto incassare anche una condanna a rifondere le spese processuali comminata dal giudice della seconda sezione civile del tribunale di Como.
La sentenza arriva dopo che Becciu aveva perso la causa civile intentata contro monsignor Alberto Perlasca, suo ex collaboratore ed ora principale accusatore nel processo penale in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, e contro Genoveffa Ciferri. Quest'ultima è l'ultrasettantenne reatina amica di Perlasca che affrontò duramente il cardinale nel suo appartamento per chiedergli di difendere il monsignore comasco nelle prime fasi dello scandalo sull'immobile di Londra, quando era finito indagato per peculato dalla giustizia vaticana.
La situazione si è poi ribaltata ed oggi, nel processo celebrato nell'Aula polifunzionale dei Musei Vaticani, è il porporato sardo ad essere imputato per peculato mentre Perlasca, all'epoca potente funzionario dell'ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, è diventato il teste-chiave contro Becciu.
I legali del cardinale avevano chiesto il sequestro conservativo di 500mila euro nei confronti di Perlasca e Ciferri, che al primo avrebbe ceduto gratuitamente, in cambio dell'impegno ad assisterla spiritualmente e moralmente, i suoi beni immobiliari a Greccio. L'archiviazione della posizione di Perlasca da parte dei promotori di giustizia vaticani era stato uno degli elementi addotti per respingere la richiesta di sequestro. Il giudice della II Sezione civile del Tribunale di Como aveva dato ragione a Perlasca e Ciferri. Ora per Becciu è arrivata anche la beffa: dovrà versare a ciascuno dei due più di 20mila euro per rifonderli delle spese processuali.
Il giudice ha motivato questa sentenza facendo riferimento all"assoluta evanescenza - e non mera infondatezza - che ammanta la pretesa rivolta nei confronti del convenuto Perlasca" condannando il porporato "per abuso dello strumento processuale",- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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