da Berlino
Il cinema italiano riscopre la Berlinale come trampolino verso un vasto pubblico con cento milioni di germanofoni, incluse Austria e Svizzera. Ne parla Gaetano Blandini, direttore del settore cinema al ministero dei Beni culturali.
Signor Blandini, ci si ricorda solo ora delle coproduzioni con la Germania?
«Lei non ha torto, ma io sono in servizio con questo incarico a partire da agosto».
C'è crisi anche qui. Trova affidabile questo mercato?
«Sì, più di quello francese».
A che cosa vi preparate in Germania?
«Dalla prossima Berlinale avremo nuovi contatti con il cinema tedesco».
Prevede alleanze?
«Certo, economiche e artistiche. Sarà tutto improntato anche su progetti per nuove storie».
Con quali soldi?
«La crisi qui non è del cinema. In Germania ci sarà un fondo federale di garanzia, come in Italia».
Solo l'Italia va in Germania?
«Speriamo anche il contrario. I tedeschi non conoscono i nostri produttori, autori e sceneggiatori».
E gli italiani conoscono quelli in Germania?
«Più di quanto si creda. Dieter Kosslick si è dato da fare per esportare il cinema tedesco e i suoi nomi».
Pensa solo al cinema tedesco per le coproduzioni?
«No. Ci stiamo accordando anche con il cinema cinese».
E la guerra tra i Festival?
«Niente polemiche».
Il direttore della Berlinale, Kosslick, ha detto: «Raccatto film orientali snobbati da Müller», direttore della Mostra di Venezia.
«È una catena. Pensi che Müller disse allultimo Festival di Cannes che la Festa di Roma prendeva gli scarti dalla Mostra di Venezia...».
Che speranze ha Venezia, nella morsa tra Roma e Torino?
«Venezia resta la Mostra italiana. Rutelli, Galan, Cacciari e Padoan, presidente dell'Asl, stanno per firmare l'accordo per l'Ospedale del Lido e il nuovo palazzo del cinema».
Lospedale?
«Sarà adibito ad albergo».
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