La vera storia dei cannibali della Essex, affondata da una balena

Il 20 novembre 1820 la nave fu colata a picco da un enorme ceteceo, ispirando Melville per il suo Moby Dick. Venti marinai si salvarono su tre scialuppe, ma per sopravvivere furono costretti a magiare i loro compagni

La vera storia dei cannibali della Essex, affondata da una balena

Nel romanzo di Herman Melville, solo un marinaio, Ismaele, si salva dalla furia di Moby Dick, la balena bianca che affonda il Pequod con tutto il suo equipaggio. Dunque peggio ancora dell'Essex, baleniera attaccata da un enorme cetaceo: la nave cola a picco, l'equipaggio riesce a mettersi in salvo su tre scialuppe ma in mezzo al Pacifico. I marinai iniziano a morire di fame e i superstiti sono costretti a cibarsi di carne umana. E alla fine appena cinque saranno trovati ancora vivi. Solo che questa non è finzione, ma una storia vera capitata il 20 gennaio 1820 nelle gelida acque dell'oceano a cui si ispirò poi lo scrittore americano. Una storia proprio in questi mesi diventata un film, diretto da Ron Howard, nelle sale il prossimo anno.
La Essex era partita nel 1819 da Nantucket, il porto del Massachusetts famoso per la sua flotta baleniera, tanto da entrare nella leggenda. Da Nantucket infatti salperanno il Pequod, ma anche il brigantino Grampus, il veliero del romanzo «Storia di Arthur Gordon Pym» di Edgar Allan Poe. E proprio al largo dell'isola di Nantucket naufragò il 26 luglio 1956 il transatlantico italiano Andrea Doria. Sulla plancia di comando del veliero, George Pollard, 28 anni, a suo fianco il primo ufficiale Owen Chase, 22 anni. Partirono per una crociera che li portò l'anno dopo a doppiare Capo Horn per entrare nel Pacifico. Il 20 novembre, mentre solcavano le acque meridionali dell'oceano, la vedetta avvistò alcuni capodogli. Il comandante fece calare tre lance che si gettarono all'inseguimento delle balene, in quel periodo però nella stagione degli amori. Tra queste un maschio enorme, che non gradì l'intrusione in un momento tanto delicato e attaccò le barche rovesciandone una. Gli uomini vennero tratti a bordo dalle altre imbarcazione che tornarono precipitosamente verso la Essex. Una volta a bordo pensavano di essere in salvo, il cetaceo attaccò anche il veliero. Un colpo, due, tre fino a quando il fasciame andò in pezzi e lo scafo prese a imbarcare acqua. Molti uomini annegarono e solo in venti riuscirono a salvarsi su tre scialuppe mentre la balena se ne andava soddisfatta.
Ma i guai non erano finiti, anzi appena iniziati. Le barche si trovavano nel mezzo del Pacifico con pochi viveri e ancor meno acqua. In breve avvistarono terra: un colpo di fortuna insperato ma il grido di gioia si spense presto in gola. Si trattava di un atollo incapace di offrire risorse alimentari per farli sopravvivere. Decisero di ripartire anche se tre preferirono rimanere piuttosto che affrontare l'incognita del mare aperto. Le tre scialuppe si diressero verso oriente, verso le coste del Cile, sapendo che nel percorso avrebbero potuto incappare nell'isola di Pasqua. Un errore madornale: si fossero rivolti a occidente a pochi giorni di navigazione avrebbero invece incontrato Pitcairn, l'isola dove nel 1790 erano approdati i famosi «Ammutinati del Bounty».
La navigazione procedette drammatica, i 17 marinai cominciarono a morire di stenti e i loro compagni per sopravvivere costretti a cibarsi dei loro corpi. A un certo punto le imbarcazioni furono divise dalle correnti e dalle onde. Una verrà trovata solo mesi dopo con dentro quattro resti umani. Nell'altra, gli ultimi quattro dovettero tirare a sorte chi doveva essere ammazzato per nutrire gli altri. Toccò a una certo Coffin, che scrisse una lettera alla madre, pregandola di perdonare i suoi assassini. Poi fu colpito a morte e divorato, ma il suo sacrificio non eviterà che poco dopo morisse un altro marinaio. Sulla lancia erano rimasti Pollard e Chase, ormai allo stremo quando vennero salvati dopo 92 giorni di navigazione da una nave di passaggio a 650 chilometri dalle coste del Cile. Curiosamente cinque giorni prima erano stati trovati ancora in vita i tre marinai rimasti sull'atollo.
Pollard tornò a Nantucket e andò a trovare la mamma di Coffin che, a dispetto della lettera scritta dal figlio, si rifiutò di perdonare il capitano. Poi coraggiosamente riprese il mare. Quando però fece nuovamente naufragio, e ancora una volta fu salvato miracolosamente, decise di chiudere con il mare e trovò impiego come guardiano notturno. Morì nel 1970, un anno dopo il suo primo ufficiale che nel 1921 aveva pubblicato le peripezie passate in «Narrazione del naufragio della Baleniera Essex di Nantucket che fu affondata da un grosso capodoglio al largo dell'Oceano Pacifico». Il libro capitò in mano a Melville che usò la vicenda come traccia per il suo «Moby Dick», uscito poi nel 1851.
Ma la vicenda dell'Essex non è stata dimenticata. Questa volta la «Narrazione» di Chase è finita in mano a Ron Howard che ha deciso di trasformarla in un film senza alterarne vicende e nomi dei protagonisti.

Titolo «In the Heart of the Sea», «Nel cuore dell'oceano», con Benjamin Walker nella parte di Pollard e Chris Hemsworth nei panni di Chase. Uscita prevista il prossimo anno, quando il mondo conoscerà la storia dell'Essex e del vero «Moby Dick» che la fece finire a fondo al Pacifico.

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