La vera storia del romanzo che smascherò l'odio sovietico

Nel saggio «Zivago nella tempesta», i documenti inediti sul capolavoro di Pasternak pubblicato da Feltrinelli

«Voi siete sin d'ora invitato alla mia fucilazione». Con queste parole Boris Pasternak consegna il manoscritto di Dottor Zivago a Sergio d'Angelo, consulente della casa editrice Feltrinelli per l'Unione Sovietica. Siamo in una dacia di Peredelkino, a 25 chilometri da Mosca. È il 20 maggio 1956. Comincia così il caso editoriale più clamoroso del Novecento. Zivago nella tempesta. Le avventure editoriali del capolavoro di Pasternak (Feltrinelli, in uscita il 27 agosto) di Paolo Mancosu, professore di Filosofia all'università della California di Berkeley, spiega egregiamente perché diventò tale. Il libro si avvale di numerosi inediti, lettere e documenti, conservati all'Archivio Giangiacomo Feltrinelli e in altre istituzioni.

Molti gli aspetti che si potrebbero isolare. In particolare Mancosu documenta la vera storia delle tre edizioni in russo, con uno studio approfondito della loro nascita, delle varianti tra l'una e l'altra, degli interventi reali e presunti della Cia. Qui privilegiamo la corrispondenza di Pasternak e Feltrinelli, pubblicata integralmente nell'ultima parte del volume per la parte conservata all'Archivio Feltrinelli. Sono lettere che testimoniano una passione totalizzante per la propria opera e la propria indipendenza. Rare, dunque.

La prima parte del Dottor Zivago è pronta nel 1947. Pasternak sa che il suo romanzo è ideologicamente inaccettabile, ed è quindi consapevole dei rischi che corre a collocarsi fuori dal realismo socialista, estetica ufficiale del regime. Nel 1948 scrive alle sorelle a Oxford. Dottor Zivago è incompiuto ma questo non è l'unico motivo per cui si deve rinunciare a farlo circolare: «Pubblicarlo lì da voi mi esporrebbe a conseguenze assolutamente catastrofiche, per non dire fatali. Tenuto conto dello spirito che anima l'opera e degli sviluppi della mia situazione qui in Russia, pubblicare il romanzo è fuori discussione». Nel 1955 il romanzo è finito. Con Krusciov, l'atmosfera in Unione Sovietica sembra cambiata. Una rivista pubblica alcune poesie del ciclo di Zivago. Viene (...)

(...) anche annunciata una futura pubblicazione del romanzo (che avverrà nel... 1988). L'imprenditore Giangiacomo Feltrinelli ha lanciato la sua casa editrice nel 1954, circondandosi di redattori di valore come Valerio Riva, Luigi Demioz, Giampiero Brega. Feltrinelli è iscritto al Pci e ha buoni rapporti con l'Unione Sovietica. Anche per questo motivo cerca autori russi da pubblicarsi in Italia.

Sergio d'Angelo arriva a Mosca il 15 marzo 1956. Lavora a Radio Mosca. Ma è anche scout per Feltrinelli. La storia di come giunse a Pasternak, e molto altro, è raccontato da d'Angelo ne Il caso Pasternak. Storia della persecuzione di un genio (Bietti, 2006). D'Angelo consegna il romanzo a fine maggio nelle mani di Feltrinelli a Berlino. L'11 giugno 1956 Pietro Zveteremich a Roma inizia a tradurre. Il 30 giugno 1956 Pasternak firma il contratto che assegna a Feltrinelli i diritti per la pubblicazione in italiano e per le traduzioni in tutte le lingue straniere. A Pasternak, come si capisce dalla lettera che accompagna il contratto firmato, è già chiaro come andrà a finire: «Se la sua pubblicazione qui, promessa da parecchie delle nostre riviste, dovesse subire ritardo e la vostra la anticiperà, io mi troverò in una situazione di tragico imbarazzo. Ma la cosa non vi riguarda. In nome di Dio, procedete liberamente alla traduzione e alla stampa del libro, buona fortuna! Le idee non nascono per venire nascoste o soffocate sul nascere, ma per essere comunicate agli altri».

Il pericolo è concreto. Pasternak invia a Feltrinelli un messaggio scritto su una cartina per sigarette: «Se riceverete mai una lettera in altra lingua che non sia il francese, non dovrete in alcun modo eseguire ciò che vi sarà domandato - le sole lettere valide saranno quelle scritte in francese». Pasternak intuisce che sarà sottoposto a enormi pressioni per bloccare l'uscita del libro. Con questo trucco potrà fingere di accontentare i censori. In effetti a Milano arriveranno telegrammi o messaggi in cui Pasternak chiede di sospendere la pubblicazione. Non sono scritti in francese... La corrispondenza viene scambiata attraverso persone fidate. Feltrinelli introduce «il metodo della banconota. Il messaggero è sicuro se può mostrare a Pasternak la metà della banconota in suo possesso» (Carlo Feltrinelli, Senior Service , Feltrinelli 1999).

Il Kgb sa tutto almeno dall'agosto del 1956 e informa le altissime sfere del partito. Da questo momento inizia la battaglia per fermare Dottor Zivago , considerato ostile verso l'ideologia marxista. Il Pci è subito coinvolto (vedi pagina accanto). Mentre gli italiani obbediscono agli ordini, il comitato editoriale di Novy Mir , voce ufficiale della letteratura sovietica, manda a Pasternak una devastante lettera-stroncatura di 26 pagine. Tra i firmatari ci sono amici stretti dello scrittore. Il romanzo è liquidato come un «sermone politico» pieno di «pregiudizi» borghesi contro la Rivoluzione.

Pasternak sospetta da sempre che Dottor Zivago non vedrà mai la luce in Urss ma nel gennaio del 1957 firma un contratto con l'editore Goslitizdat. L'editore chiede una revisione del testo e impone un rinvio della pubblicazione. Pasternak scrive a Feltrinelli: «La tristezza che mi causa, naturalmente, l'imminente alterazione del mio testo sarebbe ben più grave qualora io sapessi che voi intendete farvi riferimento per la traduzione italiana, a dispetto del mio persistente desiderio che la vostra edizione sia strettamente fedele al manoscritto autentico».

Qualche mese dopo Pasternak ribadisce: «Da noi il romanzo non uscirà mai. I guai e le sventure che forse mi attendono anche solo nel caso di pubblicazione all'estero, senza cioè una analoga pubblicazione in Unione Sovietica, sono faccende che non ci devono riguardare, né a me, né a voi. Quello che ci preme è che l'opera veda quanto meno la luce, e non negatemi il vostro aiuto».

Lo scrittore è sottoposto a convocazioni umilianti e minacce d'arresto. Il regime pretende un nuovo rinvio. Pasternak è costretto a firmare un telegramma in cui chiede la restituzione del manoscritto, in quanto non rispecchierebbe le sue ultime volontà. Troppo tardi. Feltrinelli ormai ha deciso di pubblicare Dottor Zivago , facendo ricadere su di sé ogni responsabilità per salvare Pasternak. Qualche tempo dopo, il telegramma è seguito da una vera lettera: «Oh, come sono felice per il fatto che né voi, né Gallimard, né Collins vi siate lasciati ingannare da quegli appelli idioti e brutali, accompagnati dalle mie firme (!), firme pressoché false e contraffatte, tanto mi erano state carpite con una mistura di frode e violenza... Non vi preoccupate per i soldi che mi spettano. Rimandiamo le questioni pecuniarie (per me non ne esiste alcuna) a quando avremo un sistema più sensibile e umano, quando, nel XX secolo, si potrà di nuovo essere in corrispondenza, viaggiare». Il 23 novembre 1957 esce l'edizione italiana.

Il periodo dal 1937 al 1953 fu segnato da avvenimenti tragici per la cultura e la società sovietica. Pasternak dovette assistere alla fine di molti suoi amici. I poeti georgiani Titsian Tabidze e Paolo Yashvili morirono nel 1937: il primo fu arrestato e ucciso; il secondo si suicidò. Il grande Osip Mandel'stam morì in un Gulag nel 1938. La poetessa Marina Cvetaeva si tolse la vita nel 1941. Fu colpita anche Olga Ivinskaya, amante di Pasternak dal 1947. Prelevata dalla polizia nel 1949, si rifiutò di denunciare Pasternak, unico oggetto dei durissimi interrogatori, e fu condannata a cinque anni di lavori forzati. Dalle trascrizioni emerse nel 1992, appare chiaro il tentativo di incastrare lo scrittore e di raccogliere notizie su cosa stesse scrivendo. Olga in sostanza non collaborò (anche se su di lei grava il sospetto di essere stata comunque una informatrice). Finì nuovamente nei guai dopo la morte di Pasternak (altri otto anni di Gulag), e questa volta fu coinvolta anche sua figlia Irina (condannata a tre anni).

Molti storici si sono chiesti perché Stalin non fece «sparire» Pasternak. Due risposte: per avere tradotto mirabilmente in russo alcuni poeti georgiani amati dal dittatore; per riconoscenza, dopo aver ricevuto un biglietto di condoglianze in seguito al suicidio della moglie. Comunque Pasternak fu costretto al silenzio per quasi due decenni. Dopo l'uscita di Dottor Zivago , le cose si mettono male ma il 23 ottobre 1958 Pasternak vince il premio Nobel, fatto che gli salva la vita ma non gli evita la persecuzione. La Pravda lo accusa di essere un borghese reazionario e lo «invita» a rinunciare al premio. L'Unione degli scrittori decreta la sua espulsione, minaccia di farlo privare della cittadinanza e di spedirlo al confino. La Literaturnaja Gazeta inaugura una rubrica dedicata a Pasternak: «Collera e indignazione». Durante un'adunata, alla presenza di Krusciov, lo scrittore è definito «un maiale che insozza il proprio trogolo». La casa di Pasternak è assediata da manifestanti che espongono striscioni con la scritta «Giuda». Il servizio di guardia picchetta la porta, ufficialmente per evitare che la dacia venga assalita. C'è anche un medico per assicurarsi che lo scrittore non si possa suicidare. Pasternak rinuncia al Nobel. Si ammala. Muore nel 1960. Sui giornali russi non compare neanche un necrologio.

Nel gennaio 1957 Pasternak aveva nominato Jacqueline de Proyart sua agente letteraria con particolare riguardo alla edizione in lingua russa di Dottor Zivago . La cosa non venne presa bene da Feltrinelli, che sfoderò le unghie per difendere il copyright, anche se nell'atteggiamento dell'editore c'è pure la volontà di tutelare interessi e sicurezza di Pasternak. Bisogna tenere conto della situazione dei diritti per opere provenienti dall'Unione sovietica. La spiega Carlo Feltrinelli in Senior Service : «Se un editore, diciamo europeo o americano, pubblica Dottor Zivago nei trenta giorni che seguono l'uscita in Urss, guadagna l'esclusiva sul mercato occidentale. La sua, in base alla Convenzione di Berna, sarebbe la prima edizione. I sovietici non hanno aderito a Berna. Basta un solo giorno oltre i trenta e l'opera diventa “cosa di tutti”, chiunque può stampare una propria edizione, senza esclusiva e obbligo di royalties». Dottor Zivago è dunque un'opera italiana a tutti gli effetti.

Da qui in poi la vicenda editoriale del romanzo in lingua russa ma stampato in Occidente diventa una spy story con edizioni pirata e interessamento della Cia. Mancosu smonta le teorie del coinvolgimento dei servizi inglesi e di un fantomatico aereo su cui viaggiava Feltrinelli intercettato a Malta nel 1956 per fotografare il manoscritto. La realtà sarebbe semplice. Nel 1956, per sicurezza, Pasternak aveva inviato a persone fidate, tra le quali Isaiah Berlin, una copia del manoscritto. La Cia mise le mani su una delle almeno quattro copie circolanti in Inghilterra, quindi fece comporre il testo in cirillico dai tipografi Rausen Bros. Questa bozza è l'archetipo di due edizioni: quella pirata dell'editore olandese Mouton, distribuita illegalmente al Padiglione Vaticano della Fiera internazionale di Brussels; e quella americana pubblicata dalla University of Michigan Press. La terza edizione russa è naturalmente quella stampata da Feltrinelli stesso.

A vent'anni e passa da questi avvenimenti, in Urss

apparve una lettera di Pasternak censurata fino al 1987. Tra le altre cose si legge: «L'unica cosa della mia vita di cui non sono pentito è Dottor Zivago . Ho scritto quello che pensavo. E che penso ancora».

Alessandro Gnocchi

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