nostro inviato a Torino
Va allInter la Supercoppa di Lega, seconda per i nerazzurri dopo quella del 1989 di trapattoniana memoria, e a deciderlo è un gol di Sebastian Veron, imbeccato da un prezioso assist di Adriano in uninversione di ruoli che prende in contropiede la difesa juventina, sbadata in Zebina quel tanto che basta per lasciare allargentino il tempo di segnare. È la prima partita vera, ma sembra che lannata calcistica sia iniziata da un pezzo: tempo da lupi, più che invernale; giocatori col sacro furore in corpo; gol annullati per fuorigioco veri o inesistenti; un arbitro che ne combina più di Bertoldo.
Insomma questa Supercoppa appare più una gara di campionato inoltrato che non la degna chiusura dellestate calcistica. Juventus e Inter ci mettono tanto del loro per rendere il match ancora più vibrante. La tensione è palpabile e il nervosismo pure. La Juve cè, malgrado i tanti incerottati e Buffon e Thuram assenti. Si rivedono Camoranesi e soprattutto Vieira, uno che sa fare tutto: difende, blocca Martins per i pantaloncini (facendosi ammonire), contrasta, riconquista palla e rilancia il gioco. E di testa colpisce anche il palo su punizione di Camoranesi. Cosa pretendere di più? E quando il pallone arriva a Ibrahimovic, a tutti viene un brivido nella schiena. Sono proprio sue le giocate migliori, è lui a tenere sotto pressione la difesa nerazzurra dove Toldo non eccelle, anzi si fa trovare impreparato su un tiro respinto e mette paura nelle poche volte che è costretto a uscire. Ma cè anche lInter, con tutti i se e i ma che i nerazzurri da sempre si portano appresso. Perché se non ci pensano Adriano o Speedy Gonzalez Martins, nessuno ha il piede giusto per impensierire Chimenti. Il gol di Veron sembra smentire tutto, ma il problema resta.
Parte subito forte la Juve e dopo nemmeno un minuto Emerson manda alto di testa su angolo di Ibra. Risponde lInter, ma la zuccata di Adriano che manda il pallone alle spalle di Chimenti è viziata da una vistosa spinta a Cannavaro. A pretendere le luci della ribalta ci pensa però larbitro Massimo De Santis, il fischietto che dovrebbe rappresentare lItalia ai mondiali in Germania, che se la prende prima con Stankovic e Veron (e li ammonisce) e che alla fine del primo tempo ha una discussione fin troppo animata con Mancini (che aveva tutte le sacrosante ragioni). Al 25 lampo della premiata ditta Adriano-Martins, col nigeriano che salta tutti e Zambrotta che rinvia in extremis. Ma è sempre Ibrahimovic a tenere alta lattenzione della difesa milanese: al 26 calcia da fuori e Toldo a terra non trattiene; al 38, su cross di Camoranesi, scavalca di testa Toldo, ma Cordoba allontana di un soffio su Trezeguet. Il giallo al 43: Ibra dà a Trezeguet una palla doro che il francese, in ombra per tutta la partita, mette alle spalle di Toldo. Il gol è regolare, cè Zanetti a tenere in gioco il bianconero, ma la bandierina dellassistente Copelli è là alta a sbandierare un offside che proprio non cera. Pazienza, cose da De Santis.
La ripresa è un Ibra-show: al minuto 5 tira a lato; al 9 si beve in area in un fazzoletto la difesa nerazzurra e costringe Toldo a unaffannata respinta a terra. È lanticipo del palo colpito da Vieira perché poi è lInter a farsi vedere con Adriano (15) che dopo uno scambio con Cambiasso costringe Chimenti a ribattere da terra. Al 23 Martins vuole scartare anche i fili derba, salta come birilli tutta la difesa bianconera ma, quando si tratta di mettere dentro a porta vuota, ci pensa ancora Zambrotta a respingere e a impedirgli il gol. Al 25 Capello mette in campo anche Del Piero e Alex si fa subito notare per un gol mangiato quando, su cross di Nedved e con Toldo ormai fuori causa, spara alto da favorevolissima posizione.
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