Verona - Un delitto macabro e raccapricciante dal movente ancora oscuro. Gli uomini della polizia di Verona hanno scoperto, nella tarda serata di ieri all’interno di un garage di un condominio ubicato nella prima periferia della città scaligera il cadavere, fatto a pezzi, di un 66enne, celato dentro un bidone per la raccolta differenziata. Si tratta di Giorgio Zorzi, nato a Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona).
Il figlio Il quadro indiziario ha portato gli uomini delle Volanti e dagli investigatori della Squadra Mobile, di fermare il figlio della vittima: Pier Giorgio Zorzi, 20enne, nato a Verona. Portato in Questura, a conclusione dell’interrogatorio a cui il giovane è stato sottoposto da parte degli inquirenti della Squadra Mobile e del pubblico ministero Elvira Vitulli, è stato eseguito il fermo per "omicidio aggravato" e "occultamento di cadavere". Avendo ammesso le proprie responsabilità, nelle prime ore di questa mattina, il giovane Pier Giorgio Zorzi , è stato condotto presso la casa circondariale di Verona-Montorio a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Sospetto A insospettire i vicini di casa della famiglia Zorzi spingendoli a chiamare la Polizia, anche il fatto che da qualche giorno da quella casa, dove le liti erano all’ordine del giorno, veniva solo uno strano silenzio. C’è voluto poco affinchè gli uomini delle forze dell’ordine si accorgerssero che nel bidone del rifiuto umido, da cui alcuni vicini esasperati dall’odoraccio avevano intanto estratto dei resti non identificabili come umani, vi erano parti di un corpo umano. In tutto la scientifica ha repertato cinque pezzi di cadavere: in parte con ancora addosso degli indumenti. Verificato, anche sulla base della confessione di Piergiorgio Zorzi, che si trattava del cadavere smembrato del padre, l’attenzione degli inquirenti è volta a ricostruire l’ambiente familiare in cui la tragedia è maturata, il motivo che ha spinto un giovane di 21 anni a compiere, impugnando una sega, lo smembramento del corpo del padre dopo averlo ucciso.
Disagio Secondo i vicini del palazzone della zona di San Massimo, periferia veronese, le liti erano normale routine in quella casa dove il padre non riusciva a rassegnarsi al fatto che il figlio avesse problemi di dipendenze, per cui era stato in comunità, e che fosse senza una occupazione fissa. Piergiorgio Zorzi era andato in una comunità veronese quand’era ancora minorenne. Il suo trasferimento dalla casa familiare alla struttura minorile era dovuto, secondo quanto si è appreso, a problemi di carattere comportamentale di Piergiorgio. Il giovane non avrebbe mai avuto problemi di droga, fatta eccezione, forse, per aver fumato un qualche spinello di hashish.
A peggiorare la situazione di disagio familiare la grave malattia di cui soffriva la madre del giovane, Angela Zorzi affetta da sclerosi multipla. Un delitto quindi maturato in ambito di degrado in un periodo in cui padre e figlio erano rimasti soli in casa dato che la moglie si sarebbe allontanata qualche giorno per far visita alla madre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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