Verso la soluzione il giallo della morte di Giuliano: il dna è utilizzabile

Gli esami sulla salma riesumata hanno dato esito positivo e dunque si potrà verificare se l'uomo sepolto è effettivamente il bandito accusato della strage di Portella della Ginestra o se invece si tratta del cadavere di un sosia usato per inscenare una finta morte

Si potrà finalmente scrivere la parola fine sul giallo della morte del bandito Salvatore Giuliano. La salma recentemente riesumata e che sinora si è creduto sia effettivamente quella del «re di Montelepre» ha un dna ancora utilizzabile. Utilizzabile, e dunque comparabile con il profilo genetico dei parenti di Giuliano ancora in vita. Si potrà dunque con ogni probabilità verificare se quel morto è davvero il bandito accusato della strage di Portella della Ginestra o se invece si tratta del cadavere di un'altra persona, utilizzato per mettere in piedi la messinscena della morte e permettere a Giuliano di rifarsi una vita lontano dalla Sicilia come sostiene qualche familiare e più di uno studioso.
Il responso positivo sulla salma riesumata è arrivato dai consulenti della Procura di Palermo, che hanno reso noto che è utilizzabile per il confronto con i parenti il dna che è stato estratto dai resti del cadavere riesumato lo scorso 28 ottobre dal cimitero di Montelepre. La Procura di Palermo ha aperto un'inchiesta per verificare se la salma che per 60 anni ha riposato al cimitero di Montelepre appartenga a Salvatore Giuliano o no. I giudici di Palermo stanno cercando di fare luce sull'ipotesi che il cadavere di Giuliano ripreso sul luogo del delitto il 5 luglio del 1950, il cortile De Maria a Castelvetrano (Trapani), non sia lo stesso di quello fotografato nell'obitorio del cimitero di Castelvetrano. I dubbi sull'identità di quella salma erano sorti già all'inizio. Troppe incongruenze tra quel cadavere trovato in cortile De Maria e quello poi mostrato ai giornalisti all'obitorio.
Ora i consulenti della Procura hanno inviato ai magistrati titolari dell'indagine, Antonio Ingroia e Francesco Del Bene, il risultato della perizia. Secondo i tecnici della è possibile poter utilizzare il materiale estratto dal cadavere dopo la riesumazione. I due consulenti, Renato Biondo, biologo del gabinetto di polizia scientifica di Roma e Francesco De Stefano, direttore del dipartimento di medicina legale dell'Università di Genova, stanno eseguendo in questi giorni la comparazione del dna del corpo riesumato con quello dei familiari di Giuliano ancora in vita. La risposta a quello che è uno dei grandi misteri d'Italia (il segreto di Stato su Giuliano e sull'eccidio di Portella della Ginestra cadrà nel 2016) sembra ormai vicina.
A chiedere la verifica sul cadavere sepolto al cimitero di Montelepre era stato un giornalista Rai, Franco Cuozzo, che sta scrivendo un libro sulla vicenda. E poi sono subentrati anche i dubbi di un nipote di Giuliano, Giuseppe Sciortino Giuliano, autore del libro «Via d'inferno. Cause ed affetti». Un volume inquietante.

Il nipote infatti ha raccontato che ai giornalisti fu mostrato in realtà il cadavere di un sosia e che il vero Salvatore Giuliano sarebbe stato aiutato a fuggire e sarebbe morto solo qualche anno fa ultraottantenne, dopo essere tornato per due volte nella sua Montelepre. «Una ricostruzione - ha precisato il nipote - frutto dell'immaginario popolare». Ma quanto lontana dal vero, nessuno può dirlo.

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