L’epica storia del Signor Michel Jack Chasseuil, francese doc, ex disegnatore industriale, inizia con la preoccupazione terrena sul suo futuro finanziario e sulla pensione che ci richiama subito alla mente lo spirito combattivo dei cugini d’oltralpe.
Solo che 60 anni fa nel 1963, l’attuale “uomo dalle 50 mila bottiglie”, classe 1940, oggi annoverato tra i maggiori collezionisti di vino al mondo, affronta lo spinoso tema con lungimiranza.
Consapevole che pur lavorando per la compagnia aerospaziale Dassaul, “a 56 ore alla settimana per 390 franchi” non avrà mai “una grossa pensione” si lascia guidare da un’intuizione. E, da collezionista incallito (di monete e francobolli) volge lo sguardo al mondo del vino.
Eppure del vino lui non sa quasi nulla. Ma ha la determinazione. E approfitta del suo nuovo ruolo come responsabile vendite estero per apprendere, grazie alla frequentazione di noti ristoranti di Parigi, dove accompagna i suoi clienti stranieri per cene di lavoro.
Presumibilmente i vini che assaggia non gli offuscano le idee che rimangono chiarissime: il suo interesse sarà riservato solo a bottiglie speciali.
Quelle che, secondo le parole del suo ex datore di lavoro Marcel Dassault, “un giorno non si troveranno più”.
Così, nel 1982 con i suoi primi 10000 franchi francesi di premio extra (1524 euro ndr) acquista 4 casse di Petrus.
“Oggi una bottiglia vale 5000 euro” dichiara a le Figaro.
Una passione divorante nella quale si butta a capofitto dall’ 89, quando lascia il lavoro da Dassault e incassa un assegno da 500 mila franchi ( 75 mila euro) e comincia ad accumulare negli anni ben 50 mila bottiglie tra le più prestigiose al mondo.
Qualche nome? I millesimati grand cru più importati, Margot, Mouton. La quasi totalità d’ Yquem del XIX secolo ( la più antica che possiede risale al 1811). Una Romanée-Conti del 1945, la più cara di tutte. Poi vini acquistati dal custode delle antiche cantine dello Zar Nicolas II, da quella di Alain Delon o appartenute ad Hitler. Annovera nella collezione anche il “ Constantia, il vino che beveva Napoleone a Sant’ Elena" e il pezzo forte: una bottiglia recuperata dal naufragio del Titanic, lo champagne Marie Brizard con le sue paillettes d’oro fluttuanti.
Ma dove colloca questa straordinaria collezione? Sotto terra, nella sua casa. Che non è un castello ma una semplice dimora di campagna, appartenuta a sua nonna.
Ovviamente le voci circolano e questo tesoro attira anche dei ladri sui quali, nonostante le torture subite, riesce ad avere la meglio senza perdite e conseguenze gravi.
Un temerario dall’idea fissa di costruire una specie di “Louvre del vino”, un vero e proprio museo dove “la più prestigiosa collezione privata di vino al mondo” sarà visibile.
Nel frattempo, con altrettanta lungimiranza, si dota di allarmi e telecamere per non ricevere più visite indesiderate.
E durante il confinamento Chasseuil fa costruire un prolungamento di 400 metri quadrarti( finanziati con la vendita di 500 mila euro di bottiglie) della sua cantina.
“Eppure nulla mi era predestinato. Io figlio di un contadino, operaio…ho potuto fare queste acquisizioni più di 30 anni fa, quando ancora poca gente si interessava…poi è arrivato internet e prezzi sono esplosi” e con esso le speculazioni.
Racconta con scherno che un miliardario cinese, dopo aver valutato la sua collezione 50 milioni di euro, la volesse acquistare e prosegue“ il suo socio in Belgio si innervosiva e così sono ripartiti senza nulla di fatto”.
Fedele al suo obiettivo, inarrestabile, anche di fronte all’amministrazione locale che non appoggia il suo progetto e con la quale ha il dente avvelenato, il Signor Chesseuil (con il nipote che si occuperà della comunicazione e dei social networks) fonda il 17 febbraio la società “International art and wine museum “ .
L’uomo spiega che con 200 euro a testa si potrà prenotare una visita privata, solo su appuntamento, due volte a settimana, con gruppi di 8 persone al massimo che potranno visitare la sua cantina unica al mondo. Si comincia con i 500 superalcolici collocati nell“l’alcolarium”, poi segue la sezione degli champagne, quella dei magnum, per arrivare al vero e proprio santuario dove si potranno osservare i nomi più prestigiosi accanto anche a delle opere d’arte, per terminare con la visone di un mini film che racconterà la storia della costruzione della cantina.
Il Signor Chasseuil non si ferma. Confessa di aver già contattato Netflix perché realizzi un film sulla sua collezione. “Spero di avere un riconoscimento dall’Unesco per la mia cantina” dichiara a Le Figaro.
A chi lo critica e sostiene che il vino non sia fatto per essere osservato ma per essere bevuto e che ammirare litri di vino senza poterli degustare è una tortura, lui, che non ama questa domanda, risponde che “questo vino è patrimonio dell’umanità.” Nemmeno lui lo assaggia, che pur a tavola non rinuncia ad un bicchiere. La collezione non si stappa.
A 82 anni ha determinazione da vendere e dichiara che “contrariamente
ai miei coetanei che si annoiano e aspettano di andare all’ospizio, io ho ancora dei progetti”. Quelli a cui, con intuizione e fortuna e in tempi favorevoli, ha lavorato perché divenissero realtà. Altro che pensione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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