Quegli spazi “privati” in aereo: ecco dove riposano gli equipaggi in volo

Secondo disposizioni internazionali, hostess e piloti sui voli di lungo raggio devono rispettare un periodo di pausa dal servizio. A bordo degli aerei esistono degli spazi privati dove a turno gli equipaggi schiacciano dei pisolini.

Quegli spazi “privati” in aereo: ecco dove riposano gli equipaggi in volo

Vi congederanno in maniera impeccabile, profumate e sorridenti, in barba a tutti i fusi orari attraversati, come se il volo non fosse ancora partito.

L’uniforme miracolosamente stirata, nessuna sbavatura di rimmel, non un capello fuori posto.

Eccovi le hostess di volo che hanno affinato l’arte di domare il jet lag insieme ai ciuffi più ribelli, ammaestrati da gel a lunga tenuta, imprigionati in severi chignon puntellati da sottili forcine.

Farete fatica a cogliere uno loro sbadiglio che si sforzeranno sempre di soffocare in vostra presenza.

Inappuntabili anche nel momento dello sbarco, alla fine di un volo prevalentemente notturno durato oltre le 13 ore (tempi di servizio a terra pre e post volo esclusi) vi ringrazieranno e saluteranno, cercando di indovinare la vostra nazionalità con un arrivederci declinato in diverse lingue.

Le osserverete nel tentativo di interagire con tutti.

Anche con chi, esausto dal viaggio, ancora assonnato e spettinato a causa del brusco risveglio a ridosso dell’atterraggio, con il cuscino gonfiabile attorno al collo e la mascherina per dormire sollevata appena sopra la fronte, abbandonerà l’aereo sorridente, ma poco reattivo.

A vederle così, precise e fresche, con quei rossetti a prova di traversate atlantiche, le assistenti di volo sembrerebbero delle aliene abituatesi ai diversi fusi orari, refrattarie agli effetti delle notti insonni, capaci di sfidare e dominare i delicati ritmi circadiani. Ma dovrebbero essere dotate di superpoteri che in realtà non hanno.

Le hostess, tanto mitizzate, aliene non sono e l’esigenza di dormire la sentono, tanto quanto gli altri.

Ma hanno tra i loro doveri anche quello di mantenere un aspetto presentabile e curato, nonostante l’umana stanchezza, almeno fino a quando indossano la divisa, fino all’apertura dell’uscio di casa.

Per aumentare i loro terreni poteri però non si scorgono copri occhiaie miracolosi all’orizzonte. Né trucchi estetici speciali.

Ma disposizioni emanate da enti europei e americani che diligentemente applicate permettono di mitigare la fatica operazionale e aggiungono valore al tema della sicurezza in volo.

Secondo le direttive della FAA ( Federal Aviation Authority e dell’EASA,(Agenzia europea per la sicurezza aerea) gli equipaggi, sui voli lunghi operati con aerei destinati al lungo raggio, devono obbligatoriamente avere a disposizione dei luoghi, i cosiddetti crew bunk dove poter a turno riposare “In posizione orizzontale” per recuperare le forze e mantenere l’allerta necessaria per il resto del volo, grazie al riposo ristoratore.

Spesso collocati in aree nascoste o difficilmente accessibili dell’aereo si trovano soprattutto nella parte inferiore della cabina, nella zona cargo, raggiungibili attraverso scalette piccole spesso nascoste da una botola, o nella parte superiore dell’aeromobile. Anche i piloti hanno i loro, separati da quelli degli assistenti di volo

La porta di accesso che conduce ai “bunker” potrebbe essere scambiata per quella di un armadio o una toilette.

Susannah Carr, un’assitente di volo della United Airlines che lavora sui Boeing in un’intervista rilasciata alla Cnn travel conferma che non può dare dettagli circa le modalità con cui si accede a questi spazi per ragioni di sicurezza.

E puntualizza che l’entrata è vietata ai non addetti ai lavori nonostante i passeggeri spesso tentino di aprir le porte senza successo, scambiandole per dei bagni.

Si tratta di luoghi angusti, dagli spazi interni ridotti, senza finestrini in cui difficilmente si può entrare o muoversi rimanendo eretti. “ Se sei claustrofobico lì dentro sentirai quella sensazione” continua Carr scherzando sul fatto che lei li definisce “le catacombe”.

É necessaria una certa agilità anche per prendere posto in quelli che assomigliano a dei letti a castello, lunghi quanto basta, dotati di una tenda oscurante per la privacy, di un cuscino e una coperta, di cinture di sicurezza da tenere sempre allacciate in caso di improvvise turbolenze, di bocchette per l’aria che si possono regolare, del pulsante per chiamare un assistente di volo, di una luce di lettura e di una maschera per l’ossigeno da utilizzare in caso di decompressione, insomma di tutte le dotazioni presenti nei sedili dei passeggeri.

Il riposo dell’equipaggio previsto dalle disposizioni internazionali avviene su due turni, solitamente dopo il primo servizio pasti, quando le luci in cabina si spengono. Metà dell’equipaggio rimane di guardia continuando le normali operazioni di assistenza mentre l’altro effettua il pisolino fino alla ora prestabilita.

Questi luoghi, oltre ad essere costantemente accessibili all’equipaggio per un qualsiasi controllo, sono anche dotati di telefoni interni per comunicare in ogni momento.

E in caso di situazioni impreviste si utilizzeranno per avvisare chi sta riposando che è necessario interrompere il turno.

Ecco perché chi entra nel crew bunk, pur sfruttando il prezioso momento per ricaricare le batterie, rimane comunque in allerta, non si cambia o spoglia ma al massimo disfa il severo chignon e toglie le scarpe, per essere subito pronto a qualsiasi eventualità.

Nella normalità delle operazioni il riposo ininterrotto andrà da 1 ora fino a 4, a seconda della durata totale di un volo.

Dormire a comando non è una facile impresa con i diversi fusi orari accumulati, ma chiudere gli occhi anche solo una mezz’ora può aiutare ad arrivare alla fase dell’ atterraggio lucidi.

La stanchezza e la fatica accumulate sono insidiose. La battaglia contro il sonno è la più difficile da vincere e non c’è chewing-gum o caffè doppio che aiutino. Ecco perché una pausa ristoratrice, anche breve, soprattutto nei voli notturni e lunghi è fondamentale per gli equipaggi.

“Alla fine di un volo di lungo raggio si anela il letto, uno qualsiasi, al buio e al silenzio” conclude Stefania assistente di volo italiana da oltre 24 anni in servizio sui voli intercontinentali.

La hostess Karolina Aman che lavora per Finnair sugli Airbus 330 e 350 afferma che” lo scopo del riposo è quello di

mantenere l’allerta durante tutto il volo in modo da essere pronti per agire ”.

E serve anche a recuperare quella freschezza che rende impeccabili le stesse sorridenti hostess che 13 ore prima ci avevano accolto all’imbarco .

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