Le vignette di Bucchi a Potenza e il futuro della satira

Intervista al dottor Francesco Calabrese, guida della mostra dedicata a Massimo Bucchi

Si è appena conclusa, presso la Galleria Civica di Potenza, una riuscita mostra dedicata alla satira di Massimo Bucchi . Ne discutiamo con il dottor Francesco Calabrese che ha fatto da guida ai tantissimi di ospiti che hanno visitato la mostra, organizzata dal Comune del capoluogo lucano per finanziare un progetto mirato a combattere la violenza sulle donne..
La satira di Bucchi è estremamente moderna, ma questa forma espressiva ha radici antiche.
"La satira è un genere letterario- artistico molto antico e già noto al mondo classico. Nel mondo greco possiamo annoverare Aristofane , autore degli Acarnesi e della Lisistrata , tutte opere nelle quali si guarda con spirito critico alla guerra o ai personaggi protagonisti della vita culturale e politica del momento".
Per non parlare del mondo latino...
"Anche il mondo latino annovera la commedia di Plauto , Terenzio o le satire di Lucilio e Orazio. Questa è la grande lezione da fornire al mondo moderno, ove anche la satira riveste un ruolo principe nel dibattito culturale".
La satira, dunque, come forma di cultura e di progresso.
"Il genere satirico è una conquista occidentale, non è presente nel mondo islamico , ove è accusata di blasfemia, infatti non è possibile fare ironia sul profeta o sul Corano stesso."
Può esistere una satira politically correct?
"Per definizione deve essere scorretta , come avviene negli Stati Uniti, in cui il Saturday Night Live mostra irriverenza ed acume nei confonti dello stesso inquilino della Casa Bianca".
Bucchi, in Italia, dà certamente il suo efficace contributo.
«Massimo Bucco è un maestro indiscusso della satira. Come ha ampiamente dimostrato con la esposta nella Galleria Civica di Potenza dal titolo Mi manda Mameli"».
Ci parli delle caratteristiche delle vignette di Bucchi.
«Le vignette si caratterizzano per profonda eleganza formale, gusto per le immagini anni 30 e per i continui richiami alla pop-art».
Satira politica o sociale?
«La sua satira non è politica, ma sociale proprio perché mette a nudo vizi e contraddizioni della nostra modernità. Vi è infatti una profonda riflessione sull'io con dei rimandi alla psicoanalisi di Freud , il quale aveva modificato per intero i canoni interpretativi della individualità».
C'è anche un discorso sulla tecnologia.
«Anche la tecnologia è bersaglio , infatti il cellulare , facebook ed internet rischiano di produrre l'effetto contrario, ovvero l'incomunicabilità».
Poi ci sono i media.
«Lo sguardo sui media riprende la scrittura di George Orwell con dei riferimenti al Grande Fratello e al 1984 , i media infatti sono i luoghi del controllo delle menti e non del libero scambio di opinioni e di idee».
Si parla anche di religione.
«Non manca la satira nei confronti dell'elemento religioso e sul controllo esercitato dalla Chiesa in ogni ambito della vita sociale e politica. In particolare Bucchi si sofferma sul testamento biologico, sulle unioni di fatto e sulla piaga della pedofilia».
Non manca uno sguardo alla la critica di costume.
«In particolare sull'ossessione di apparire e di fare notizia».
E tanto altro ancora.
«Come le riflessioni sulla caduta delle ideologie ed in particolare del comunismo; infatti il problema non è la caduta del muro di Berlino, ma l'atteggiamento e l'arretratezza dei sopravvissuti».
Il mondo post-ideologico comunque pone altre problematiche, ovvero la mancanza di punti di riferimento.
«La modernità è omologante , massificata e produce uno stato di indifferenza, che finisce per rappresentare la tragica regola del vivere».
In tutte le vignette vi sono dei frammenti di verità in cui ognuno può identificarsi.

Cosa sarà della satira domani?
«Non vi è alcuna certezza, ma non perché manchi la libertà d'espressione, ma perché anche gli autori satirici hanno ceduto ai conformismi e ai luoghi comuni, dimenticando la primaria missione , quella di essere coscienza critica».

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