Vino Vince ancora il Mater Matuta

È ancora una volta il Mater Matuta il miglior vino laziale secondo le principali guide enologiche uscite nelle scorse settimane. L’ormai celebre rosso prodotto da Casale del Giglio con uve Syrah e Petit Verdot trionfa per la quarta volta in sei edizioni la nostra superclassifica. E si avvantaggia, oltre che di un’annata, la 2005, particolarmente espressiva, anche della definitiva esclusione dalla nostra graduatoria del suo principale rivale negli scorsi anni: quel Montiano prodotto dalla Falesco dei fratelli Cotarella che ormai, ancorché laziale di nascita, ha la carta d’identità umbra e viene quindi classificato da tutte le guide in quella regione. E come fossimo i commissari tecnici di una nazionale alla quale un cui giocatore ne ha preferito un’altra, abbiamo preso atto di questo «espatrio», rinunciando a un campione nostrano in cambio di maggiore chiarezza.
Dietro il figlio prediletto di Antonio Santarelli, purosangue del miracolo pontino, si piazzano altri tre grandi Igt: il Baccarossa di Poggio Le Volpi, che ha ridato dignità a un’uva quasi dimenticata come il Nero Buono; il Paterno da uve Sangiovese di Trappolini, azienda emergente della Tuscia; e il Giacchè di Casale Cento Corvi dall’omonima uva «nata prima di Roma», come recita orgogliosa l’etichetta (ma dal prezzo decisamente fuori quota).
Alcune considerazioni sulla classifica: venti le etichette in classifica, quelli che hanno raggiunto il punteggio di 8 su 10. Un progresso rispetto all’anno scorso, quando i vini eccellenti erano 18 (compresi 3 di Falesco). La provincia più rappresentata è quella di Roma (8 vini, l’anno scorso erano 6), davanti a Viterbo (6, l’anno scorso erano 7 ma con Falesco), Latina (4) e Frosinone (2). Dodici i rossi, sette i bianchi e un vino da dessert. Sempre prevalenti i vini Igt (14) rispetto ai Doc (6), che nella nostra regione soffrono storicamente di un ritardo qualitativo. Tra le denominazioni d’origine controllata dà segnali di riscossa per il Frascati, che piazza ben tre campioni in classifica, e uno addirittura nella «top ten». Buon segno. Infine i prezzi: 16,70 euro il prezzo medio delle etichette in classifica, ma ci sono anche vini che costano meno di 10.
Per concludere, come tutti gli anni, una nota metodologica sul metodo utilizzato per compilare la classifica. Abbiamo preso in considerazione le quattro guide più note: Duemilavini 2009 dell’Ais (Associazione italiana sommelier), Vini d’Italia 2009 di Gambero Rosso-Slow Food, Vini d’Italia 2009 dell’Espresso e Annuario dei migliori vini italiani 2009 di Luca Maroni.

Ognuna di queste guide utilizza naturalmente criteri di valutazione diversi, che abbiamo provato a uniformare in decimi: per la guida di Luca Maroni, espressa in centesimi, abbiamo quindi spostato una virgola; per l’Espresso, che dà i voti in ventesimi, si è trattato di dimezzare il dato; per la guida Gambero Rosso-Slow Food abbiamo trasformato i «tre bicchieri» in un 9, i «due bicchieri» in un 8 (con un mezzo voto in più per quelli che hanno partecipato alle selezioni finali per i «tre bicchieri») e un solo bicchiere in un 7; infine per la guida Duemilavini dell’Ais abbiamo preso in considerazione il punteggio più basso del «range» che la guida traduce in grappoli: e quindi 9 per i «cinque grappoli», 8,5 per i «quattro grappoli», 8 per i «tre grappoli» e 7,4 per i «due grappoli».

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