Violenza sessuale, l'omertà aiuta i colpevoli

Oltre il 90% dei reati non viene denunciato Secondo l'Istat il 31,9% delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito un atto di aggressione e il 4,8% uno stupro o un tentativo di stupro. Quasi un milione è stata oggetto di pesanti avance sul lavoro

È un male oscuro, subdolo e strisciante che colpisce in tutti i ceti sociali: si tratta della violenza sessuale, un reato, o meglio una tipologia di reati, del quale in Italia ogni anno sono vittime migliaia di persone, nella stragrande maggioranza donne e bambini. Ma, a parte i casi nei quali i colpevoli sono stranieri, la violenza sessuale resta nascosta dietro una spessa cortina di fumo. Questa, in sostanza, è la tesi sostenuta dal sito Info-legal con un intervento ricco di riferimenti normativi e statistici. Fra questi ultimi vanno citati subito i due dati più impressionanti fra quelli emersi da una ricerca Istat sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne. Da quell'indagine risulta che nel corso della vita ha subito almeno una violenza sessuale il 31,9% della popolazione femminile di età compresa fra i 16 e i 70 anni. E risulta che il 91,6% delle violenze non viene denunciato. Nella maggior parte dei casi, infatti, l'abuso o la molestia sessuale si svolgono tra le mura domestiche o sul luogo di lavoro, spingendo le vittime verso la vergogna (quando va bene, relativamente s'intende) o della paura (quando va male).
Eppure, l'abuso sessuale costituisce una gravissima violazione dei diritti e della dignità della persona, e comporta notevoli danni di ordine fisico e psicologico per la vittima. Inoltre, dal 1996, con la legge numero 66 che «trasformò» le violenze sessuali da reati contro la moralità e il buon costume in reati contro la persona e inasprì le pene, anche il nostro ordinamento intende la libertà sessuale come un corollario insopprimibile della libertà individuale. Impostazione che avrebbe dovuto rappresentare uno stimolo «culturale» alla denuncia e indicare una direzione univoca alla sentenze.
Ma, come mette in evidenza l'articolo di Info-legal, i risultati sono stati inferiori alle attese. Un po' per gli «incidenti di percorso», come quella pronuncia della Corte di Cassazione del 1999 che mandò assolto uno stupratore con la motivazione che i fatti non potevano essersi verificati nel modo ricostruito dalla vittima, in quanto la medesima in tali frangenti indossava pantaloni tipo jeans i quali «non possono essere sfilati nemmeno in parte se chi li indossa non da una fattiva collaborazione» (aggiungendo che è impossibile togliere i jeans a una donna che si oppone «con tutte le sue forze»). Un po' perché, come spesso accade nel nostro Paese, la stretta applicazione della normativa è resa difficoltosa dalla scarsità dei mezzi a disposizione dei giudici e delle forze dell'ordine. E soprattutto per il muro di omertà che circonda moltissimi dei crimini in questione e che troppo spesso impedisce la punizione del colpevole.
La speranza è che quanto non è riuscito con la legge del 1996 riesca con le nuove norme. Non tanto con quelle che rendono più difficile la concessione degli arresti domiciliari agli accusati di violenze sessuali quanto con quelle che hanno introdotto nel nostro ordinamento il reato di stalking, quei comportamenti ripetitivi e intrusivi di sorveglianza, controllo e ricerca di contatto che prima non erano punibili ma che in molti casi si tramutano in vere e proprie molestie o minacce nei confronti delle vittime. In particolare, si spera che siano efficaci le norme che prevedono l'ammonimento da parte del Questore e la possibilità per il giudice di disporre il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona «perseguitata». E con queste novità la legislazione italiana in materia diventa, anche a detta degli esperti, una delle più complete e severe del mondo.
Ma nonostante i profondi cambiamenti legislativi degli anni Novanta, dalla ricerca Istat citata prima emerge che almeno 6 milioni 743 mila donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito almeno una violenza fisica e sessuale nel corso della vita, ovvero il 31,9% della classe di età considerata. E risulta anche che 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), e che circa un milione di donne che hanno subito stupri o tentati stupri (4,8%). E, ancora, che solamente nello 0,9% e nel 3,6% dei casi, rispettivamente, di stupro e tentato stupro, l'autore è uno sconosciuto. E, infine, che circa 900 mila donne sono state molestate sul luogo di lavoro o hanno subito ricatti sessuali per essere assunte od ottenere avanzamenti di carriera.

In particolare, circa un terzo dei casi in questione si è verificato in occasione degli incontri per ottenere un nuovo impiego.
La speranza è che cominciando a sanzionare penalmente i comportamenti che realizzano lo stalking aumenti gradualmente anche la sensibilità verso le violenze sessuali. E con essa le denunce.

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