Il governo Prodi vuole firmare con i musulmani che vivono in Italia un Protocollo dintesa contro la violenza sulle donne. Ottima notizia; con un piccolo dettaglio. Gli interlocutori del ministero delle Pari Opportunità non sono le organizzazioni moderate e nemmeno quelle femminili, ma lUcoii di Dachan e Piccardo ovvero unorganizzazione che in passato ha mostrato comprensione per la poligamia, che difende il velo e si è rifiutata di firmare la Carta dei valori proposta da Amato. Eppure la sottosegretaria Donatella Linguiti dialoga con loro e con associazioni come lOpera Nomadi e Maschio Plurale.
Che cosa contenga e quale valore abbia il protocollo che, a quanto pare verrà firmato fra dieci giorni, nessuno lo sa. Ma certo lo sgarbo della Pollastrini non è sfuggito ai membri della consulta islamica. Uno Abd al-Sabur Turrini, direttore generale della Comunità Religiosa islamica italiana (Coreis), ha inviato una dura lettera a Prodi e alla Pollastrini. Il gruppo di Yasha Pallavicini aveva partecipato alla prima riunione il 2 ottobre, ma è stato escluso dalla seconda svoltasi giovedì scorso. «Quale politica preventiva può essere adottata contro le violenze di genere se si escludono le principali associazioni nazionali di tutela della famiglia e della donna e si includono le organizzazioni di matrice ideologica che fanno lapologia dellIslam contro le altre culture?», scrive polemicamente Turrini.
E Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, rintuzza. «A Rabat il governo ha appena nominato ministro 11 donne, tutte istruite, laiche e senza velo. A Roma invece si dialoga con associazioni che difendono un Islam arretrato - dichiara al Giornale -. E soprattutto si parla di un problema senza coinvolgere i diretti interessati ovvero le donne stesse».
Il ministero delle Pari opportunità tace, ma non il centrodestra. Isabella Bertolini di Forza Italia ha presentato una mozione urgente a Montecitorio, mentre Andrea Ronchi di An ha definito «irresponsabile» il comportamento del governo.
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