La turista belga che ha denunciato su un quotidiano di Liegi, SudInfo, di aver subito un'aggressione sessuale in piazza Duomo la notte di Capodanno è considerata «credibile» dagli inquirenti. Che contano di sbrogliare al più presto la matassa delle indagini per violenza sessuale di gruppo, al momento contro ignoti, e soprattutto sono ottimisti sulla possibilità di trovare filmati utili tra quelli delle telecamere di sorveglianza.
Il Dipartimento fasce deboli della Procura, che è guidato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, è partito a tamburo battente nella ricerca di elementi di risconto al racconto della studentessa di Liegi. E, subito dopo, nell'identificare e trovare i presunti responsabili. È a Mannella e al pm Alessia Menegazzo che il procuratore Marcello Viola ha assegnato l'inchiesta, con delega per le indagini alla Squadra mobile. Sono le stesse che si sono occupate delle violenze sessuali di piazza Duomo del Capodanno 2022. Anche allora nei primi giorni dopo i fatti in molti consideravano impossibile perseguire il «branco». Invece sono arrivate condanne fino a quasi sei anni di carcere.
Da ambienti giudiziari arrivano due considerazioni sulla vicenda. La prima: si faccia attenzione a minimizzare e a mettere in dubbio le parole di una parte offesa. La seconda: è poco probabile che la ventenne si sia inventata la storia. Il suo racconto è molto dettagliato e inoltre non era sola, era con cinque amici tra cui altre tre ragazze, che anche loro sarebbero state aggredite. «Circondate da 30-40 uomini nordafricani», alcuni hanno «bloccato le mani» delle giovani e altri le hanno «toccate sopra e sotto i vestiti per oltre dieci minuti». Infine, l'universitaria belga è finita in cura dagli psicologi dell'ospedale della sua città, un altro segnale che ha subito un trauma.
La prima chiave da trovare sono i filmati, quelli giusti tra i tantissimi prodotti durante i festeggiamenti in piazza. Ora però gli inquirenti hanno l'indicazione del punto preciso in cui le turiste sarebbero state molestate. Dietro una colonna all'ingresso della galleria, non lontano dal posto di polizia su quel lato della piazza. Quindi sotto i portici, un luogo «pieno di telecamere», dice chi indaga. Si tratta di visionare, tra quelli già scaricati, i video del luogo specifico e dell'ora esatta indicata dalla vittima: «Circa venti minuti dopo la mezzanotte». Scovare i frame dirimenti non dovrebbe essere un'operazione troppo lunga. Il fatto che sia finita agli atti un'immagine che poi si è rivelata non utile, perché riguardava una rissa sempre di quella notte in Duomo, non esclude, si fa notare ancora, che altri frame siano invece decisivi.
Il secondo passo è raccogliere le deposizioni della giovane che per prima ha parlato con il quotidiano belga, esponendosi con nome e cognome, e quelle dei suoi compagni di viaggio, che sono stati già tutti ufficialmente identificati. La ventenne di Liegi, contattata dagli inquirenti, sarà presto ascoltata nel suo Paese attraverso i canali di cooperazione giudiziaria di Eurojust. Saranno presenti anche alcuni poliziotti della Mobile di Milano, sempre con il coordinamento della Procura.
Riguardo alle analogie con i fatti del Capodanno del 2022 gli inquirenti spiegano che dal racconto della vittima ne emergono alcuni: l'accerchiamento delle donne, l'assalto di gruppo, l'approfittare della folla e della confusione. Tuttavia chi indaga attende di vedere le immagini per questo tipo di valutazioni.
Le ragazze aggredite in quel caso avevano tra l'altro subito violenze e ferite molto pesanti. Una cosa però si può affermare: l'esperienza e il metodo di quella indagine, unica nel suo genere, saranno preziosi per il lavoro di oggi.
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