«La prima cosa che ho detto alla mia migliore amica, che tenevo per mano, è stata: Sto per morire. Sentivo che stava per succedere qualcosa di grave. Mi sono sentita veramente sporcata, tutto esulava dalla mia volontà»: a parlare, in una intervista esclusiva a Diritto e Rovescio di Paolo Del Debbio andata in onda ieri sera, è Laura, la studentessa belga che ha denunciato al quotidiano locale SudInfo di aver subito violenza sessuale in piazza Duomo la notte di Capodanno. Non solo lei ma anche le amiche con cui si trovava a Milano, insieme a due ragazzi, per i festeggiamenti.
L'intervista è stata raccolta a Liegi. Racconta la 20enne: «In piazza c'erano pochi turisti ma anche pochi volti italiani. Abbiamo sentito insulti rivolti all'Italia e alle forze dell'ordine. Abbiamo deciso di andare in Galleria pensando che fosse sicuro e lì siamo stati accerchiati da una quarantina di uomini che avevano dai 20 ai 40 anni. Ci hanno bloccato la strada e non ci lasciavano passare, è lì che sono iniziati i palpeggiamenti. Ci hanno toccato le parti intime, sopra e sotto, anche sotto i vestiti, per dieci minuti, che è lunghissimo». Ancora: «Sono riuscita a scappare grazie al signore italiano, che aveva tra i 40 e i 50 anni. Voleva salvare sua moglie, lei era di fianco a me e urlava con tutte le sue forze. L'ha portata in salvo e ha trascinato anche me prendendomi il braccio per tirarmi fuori dal gruppo. Uscendo dalla Galleria abbiamo trovato la polizia e ho detto a una poliziotta cosa ci era successo, in inglese come potevo. Lei aveva le lacrime agli occhi e mi ha detto non posso fare nulla, mi dispiace». La denuncia? «Non l'abbiamo fatta in Italia direttamente, perché sul momento non ci rendevamo conto della gravità dei fatti. Visto che avevamo il volo di ritorno l'indomani abbiamo avuto solo un giorno per renderci conto di tutto. Eravamo sotto choc e abbiamo passato il primo gennaio a parlarne tra di noi per metabolizzare, non ci è proprio venuto in mente. Sono io che ho deciso di parlarne, i miei amici mi seguono da dietro le quinte e mi mandano messaggi di sostegno ogni giorno. Chiedo sempre il loro consenso. Siamo tutti insieme, ma ci metto io la faccia». La studentessa belga si dice convinta che quanto è successo si sarebbe potuto evitare, «se la polizia fosse stata più presente in piazza perché a mio avviso erano troppo pochi in quel momento. Comunque - ha concluso - siamo capitate nel posto sbagliato al momento sbagliato».
La giovane sarà sentita oggi a verbale nel suo Paese, ci saranno anche i poliziotti della Squadra mobile di Milano. Il Dipartimento fasce deboli della Procura ha aperto un'inchiesta per violenza sessuale di gruppo, al momento contro ignoti.
Per i pm, i fatti di Capodanno sono riconducibili al fenomeno della «taharrush gamea», ossia le «molestie collettive» in segno di disprezzo per le donne. Dagli accertamenti risulterebbero altre persone aggredite oltre alle turiste di Liegi.
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