Come distinguere al volo una lite anche accesa tra moglie e marito da un caso di maltrattamento che, spesso, dura da anni, senza che la vittima abbia il coraggio di denunciare il proprio aguzzino. Ma anzi, per paura continua a conviverci giorno dopo giorno. Da Milano parte un nuovo approccio per affrontare il problema. E per far sì che sempre più donne trovino, avendo di fronte una persona fidata, il coraggio di dire basta alle violenze che subiscono. Proprio per questo il Comune ha dato il via ad un corso di formazione a cui partecipano da oggi più di 300 uomini e donne appartenenti alle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, vigili, finanzieri) per imparare a gestire i casi di violenza contro le donne e i minori. «Un progetto innovativo, primo in Italia - ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Mariolina Moioli - che vede le forze dell'ordine lavorare a fianco degli operatori sociali. Vogliamo offrire uno strumento in più agli agenti che si trovano spesso a contatto con storie di sofferenza che bisogna saper interpretare».
L'anno scorso sono state complessivamente 762 le donne vittime di maltrattamento che si sono rivolte al Comune, di queste 506 sono italiane e 256 straniere. In 103 hanno usufruito dei servizi residenziali offerti. La maggioranza ha subito violenza psicologica (il 50%) e fisica (27%), segue la violenza sessuale (13%). Il marito è 'autore della violenza nel 39% dei casi, segue il convivente (13%) e nel 10% dei casi uno sconosciuto o un'altra persona conosciuta. La condizione lavorativa delle vittime è in grande maggioranza di occupazione regolare (44%), e la fascia d'età più colpita è quella tra i 40-44 anni per le italiane e 35-39 per le straniere. Tra le immigrate, i dati del Comune evidenziano una netta prevalenza di donne provenienti da Romania, Ecuador, Perù, Brasile e Ucraina.
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