Vip, quote rosa e bugie. I (brutti) buchi di una bella rassegna

Ironia in sala sul film di Frammartino. Toni Servillo ubiquo. E Almodóvar non cambia famiglia...

Vip, quote rosa e bugie. I (brutti) buchi di una bella rassegna

Venezia. Non esistono i film perfetti. Tanto meno i festival. Anche il capolavoro ha le sue smagliature. E così, inevitabilmente, anche la Mostra del cinema di Venezia, negli ultimi tempi invidiata da tutti i festival del mondo, modello organizzativo durante la pandemia, eccellente per la qualità della selezione e anticipatrice di Oscar, non è esente da passi falsi. Ecco, anche per rispondere alla innaturale assenza di stroncature della stampa, un breve catalogo dei piccole pecche di una grande festa (lacune in Laguna?). Chiunque può prendere un buco.

BUCHI Ieri, dopo un'infilata di pellicole stellari, è passato il primo film sotto la soglia minima della pazienza. Il buco di Michelangelo Frammartino, uno dei cinque film italiani in concorso, storia (o documentario) del gruppo di giovani speleologi che nell'Italia del boom, mentre tutti salgono a Nord, scendono a Sud, per esplorare una caverna naturale profonda oltre 600 metri sull'altopiano del Pollino, in Calabria. Niente musiche, niente dialoghi. Mucche, roccia e torce. Sull'orlo dell'abisso, in tutti i sensi. Si sono sprecati, fra gli spettatori, i giochi di parole. Ci siamo infilati in un buco nero. Un buco nell'acqua. Un film in cui non si cava un ragno dal buco Il direttore della Mostra Alberto Barbera lo ha amato. Il pubblico un po' meno.

BUGIE Sospensione dell'incredulità. Necessaria quando si vede un film. Ma ci sono dei limiti. Les promesses di Thomas Kruithof è bellissimo. Ma insomma è più facile fare accettare allo spettatore una guerra interplanetaria come in Dune che chiedergli di credere a una sceneggiatura in cui una sindaca rinuncia al posto di ministro pur di non tradire una promessa fatta agli elettori. Neanche se la storia è ambientata in Francia.

PRESUNZIONI Visto che lo scorso anno è andato tutto bene, a fronte degli stessi posti dimezzati in sala si sono aggiunti 3mila accreditati. Ed è successo quello che è successo

TILT È successo che il sistema di prenotazione online Boxol ha fatto impazzire tutti. Insieme ai controlli ai varchi di accesso, un attentato alla pazienza del giornalista che non ha mai tempo e del cinefilo ossessionato dalla pianificazione. Come ha detto un accreditato in coda dietro di noi, «Faccio prima a mettermi con Penelope Cruz che a prenotare un film a questa mostra».

NOIA Un collega ieri si chiedeva se ci sono stati ultimamente film italiani senza Toni Servillo. Bisognerebbe anche andare a vedere se hanno fatto qualche festival senza invitare una Rohrwacher. L'attrice o la regista, è uguale.

VIPPOLOGI Il red carpet come si sa è ormai ad uso dei fotografi e delle tv, con il pubblico che resta confinato, ma continua ad assembrarsi, dietro il muro posticcio davanti al palazzo del Cinema. Abbiamo accettato, negli ultimi anni, che sfilassero anche influencer e tiktoker. Tutto bene. Ma perché quest'anno anche i virologi? Virale la foto di Roberto Burioni sul tappetto rosso. Anche questo è lo spirito dei tempi.

SCENE MADRI Il compito più ingrato di un festival è quello della madrina. Non recita, deve controllare forma fisica, dieta, trucco, abiti, interviste, discorso. E non riceve premi. Serena Rossi, bravissima e bellissima, come tutte, non è sfuggita alla regola del discorso troppo preparato e troppo retorico. Ma tant'è. L'anno prossimo ce ne sarà un'altra e sarà uguale.

QUOTE ROSA Non ci possono non essere registe donne a un festival. Ma possono anche non lasciare il segno. Per ora da domani saremo di certo smentiti le delusioni maggiori sono arrivate dai film di Jane Champion (The Power of Dog) e di Maggie Gyllenhaal (The Lost Daughter), due Signore del cinema, ma che qui al Lido hanno inciampato nell'abito lungo (è una metafora). Per ora hanno il punteggio più basso nella classifica dei critici sul Daily della Mostra.

LADY B. La lady Diana di Pablo Larrain, impersonata da Kristen Stewart, nel film Spencer, alla fine non è che sia piaciuta troppo. Con tutto il rispetto per la Principessa, il personaggio è troppo rispetto alla persona. È davvero un concentrato fra Anna Bolena e Giovanna d'Arco, diva, anticonformista, ribelle e martire? Risposta di un ragazzo all'uscita della sala a un amico che gli chiedeva del film: «Spencer? Peccato non era Bud».

QUOTE OMO Sia chiaro. Almodovàr resta sempre Almodovàr anche se assomiglia sempre di più a Lello Arena. E il suo film Madres paralelas è tra i più belli visti finora.

Però: perché è così ferreo nel convincerci che qualsiasi altro tipo di famiglia sia sempre meglio di quella tradizionale? Fosse anche solo per il calcolo delle probabilità, un volta che sia una, la formula madre-padre-figli potrebbe funzionare. E poi in Italia abbiamo già i film di Ozpetek.

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