Virgina Woolf e Nelly Boxall: un "conflitto sociale" consumato in cucina

Torna in libreria il fortunato romanzo di Alicia Giménez Bartlett (Sellerio) dove si racconta della lunga e forzata convivenza tra l'autrice di «Gita al faro» e la sua cuoca, burbera e femminista

Virgina Woolf e Nelly Boxall: un "conflitto sociale" consumato in cucina

Quando un autore è costretto a rimettere mano a un suo libro, magari - come nel caso di Alicia Giménez Bartlett - aggiungendo soltanto una prefazione per fugare alcune sbagliate ma ben radicate interpretazioni, vuol dire che ha sicuramente raggiunto il suo principale scopo: farsi leggere. Magari nel modo sbagliato, ma comunque farsi leggere (e per giunta da tante persone). L'editore Sellerio si è così allineato ai suoi colleghi, mandando in libreria una nuova edizione del fortunato «Una stanza tutta per gli altri» (traduzione dallo spagnolo «Una habitación ajena») della Giménez Bartlett. Uscito per la prima volta nel '97, il libro spariglia quelle che erano le qualità della Giménez Bartlett, celebre giallista e autrice di raffinate monografie letterarie. «Una stanza tutta per gli altri», infatti, prende a prestito un personaggio «secondario» della biografia di Virginia Woolf per fare luce su alcuni aspetti della vita della celebre scrittrice inglese. Ovviamente in chiave romanzesca. Senza tuttavia rinunciare a un impianto storiografico e documentale di tutto rispetto.
E così la Giménez Bartlett immagina di aver trovato, durante un suo lungo soggiorno in Inghilterra, il diario della povera Nelly Boxall, la domestica che lavorò nella casa dei signori Woolf da 1916 al 1934. Il diario fa - ovviamente - da controcanto della biografia ufficiale della Woolf. La domestica non risparmia frecciate ai suoi padroni. Soprattutto per quanto riguarda il loro stile di vita molto disinvolto. La tirchieria dell'autrice di «Gita al faro» non viene risparmiata. Il diario procede spedito, però, nella stessa direzione verso la quale la Woolf stessa immagina il percorso di emancipazione femminile. La Boxall, infatti, diventa sempre più amara nei confronti dei suoi padroni e sempre più consapevole dei suoi diritti e della sua posizione sociale. Con il tempo svaniscono i suoi sogni tipicamente femminili: una casa, un marito, una famiglia. Per colpa della crisi economica, certo. Ma anche per le dure condizioni del suo lavoro. E soprattutto per il pesante condizionamento psicologico della stessa Virginia che se, a parole e pubblicamente, difende la libertà femminile, nella sua cucina pretende il massimo rispetto alle più retrive convenzioni.
Le pagine del diario scorrono parallele alle incursioni della stessa Giménez Bartlett che offre al lettore un ampio quadro della situazione in cui si trova a vivere Nelly Boxall. Dalla difficile situazione durante il conflitto mondiale, alla crisi economica che ne seguì. Fino al nascere di una coscienza di classe e all'allargamento del suffragio che portò il labourista Ramsey Mac Donald a Downing Street nel '24. La giallista spagnola spiega al lettore anche dettagli assolutamente prosaici ma illuminanti sul modo di vivere dell'epoca. Così facendo, aiuta in maniera esemplare a comporre un affresco storico di spessore.
Alla fine della lettura del libro appena ripubblicato, resta una constatazione riguardo alla Woolf e al ricco repertorio bibliografico che la riguarda. Sono quasi sempre donne, scrittrici e studiose, ad interessarti di un'autrice come la Woolf. Che non soltanto è celebre e celebrata per i suoi romanzi (alcuni dei quali all'avanguardia anche a mezzo secolo di distanza dalla loro pubblicazione come «La signora Dalloway» e «Orlando») ma anche per le sue posizioni politiche libertarie e progressiste e per quella sorta di femminismo raffinato che la stessa scrittrice oggettivò nel libello «Una stanza tutta per sé». Ed è proprio da questa vetta del pensiero femminista e letterario del Novecento che la Giménez Bartlett parte per ridimensionare il «mito-Woolf».
Il libro della Giménez Bartlett è del '97. Necessaria la sua riedizione visto il successo e le polemiche seguite alla sua uscita. Ma da allora di libri sulla Woolf ne sono continuati a uscire. Tanti per la verità. Ne ricordiamo soltanto un paio. Il bellissimo romanzo di Nadia Fusini «Possiedo la mia anima» (Mondadori) e «Io avevo paura di Virginia Woolf. Un ragazzo alla Hogarth Press» di Richard Kennedy (Guanda).


Adesso la Woolf appare sempre meno distante da noi e sempre più simile a un'abile professionista che ha saputo trarre il massimo dall'ambiente e dalle persone che hanno fatto da coro della sua intensa e turbolenta vita.

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