Pure lonesto miscredente proverà, prima stupore e poi conforto, di questi tempi caratterizzati dal buonismo e popolati di preti no-global, nel leggere che i santi lottano ancora corpo a corpo col demonio, vivono estasi e tormenti, mostrano assoluta obbedienza alla gerarchia. In epoca di gran confusione, è rassicurante che ciascuno stia al suo posto. Eccezioni che, per altro, sembrano di casa in Puglia, con un Santo contemporaneo e sanguigno come Pio da Pietrelcina, e un altro, secentesco, ma per certi versi simile, come Giuseppe Desa da Copertino. Cui, proprio in questi giorni, Luigi Caricato, milanese dadozione ma pugliese per nascita, dedica una biografia che è anche il suo primo romanzo: Lolio della conversione (Besa, pagg. 204, euro 14). Caricato, scrittore e giornalista, dirige il settimanale online Teatro Naturale, in cui si occupa di quello che una volta si chiamava «il settore primario», ovvero la derelitta agricoltura, in modo intelligente e non politicizzato. Pagandone il prezzo. Luigi è il Veronelli dellolio doliva. Non tanto per i molti volumi che ha dedicato allargomento, quanto per la passione e linventiva che mette nello studio di questo principe mediterraneo dei condimenti. In un certo senso, il filo conduttore della sua vita e dellultima sua fatica.
Affetto, da bambino, da una grave forma tumorale, Giuseppe da Copertino viene unto con lolio di una lampada votiva e guarisce: è questo episodio che dà il titolo al romanzo. Ma il mondo dellolio si respira anche nelle descrizioni del profumo di frantoio, in quelle degli ulivi secolari, nel rito della popolana maga la quale, con lacqua e con lolio, appunto, individua e scaccia il malocchio. Si dice che, quando a Petrolini, in punto di morte, portarono lestrema unzione, abbia esclamato: «Sono fritto!». Caricato non giunge a tanto, ma il suo libro - che piacque molto a Giuseppe Pontiggia - è lontano da ogni intento agiografico e riesce a essere perfino ironico. Sul santo di Copertino, Caricato ha studiato tutto, ricostruendone la vita con una precisa cronologia e il supporto di una rigorosa documentazione storica. Il risultato è il vivido ritratto, disegnato con prosa potente e innovativa, di un personaggio che disarma. Giuseppe vola. Si solleva, in estasi, contemplando limmagine della Madonna. La sua tonaca sfiora per alcuni minuti le fiammelle dei ceri votivi, ma non sincendia. Giuseppe è in lotta con «Malatasca», il diavolo. Processato e perseguitato dal SantUffizio e dalla gerarchia ecclesiastica, accetta con rassegnazione la sua prova. Il Santo parla solo dialetto pugliese, gioisce come un bambino mentre assaggia lolio appena franto, i fichi secchi, le noci.
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