Milano - Per sostenerlo in vista del ballottaggio si era mobilitato in prima persona anche Massimo D’Alema. E non poteva essere altrimenti per Ugo Sposetti, l’uomo cui l’ormai ex partito della Quercia deve il salvataggio economico da un debito abissale, 580 milioni di euro, mille miliardi delle vecchie lire nel 2001. Ma un ulteriore miracolo, quello cioè di regalare al Pd la guida del comune di Viterbo, al tesoriere considerato da molti uno degli autentici manovratori del partito, non è riuscito. Perché con uno scarto nettissimo - oltre venti punti - i viterbesi hanno scelto ancora una volta il centrodestra e hanno incoronato sindaco il candidato del Pdl Giulio Marini, che ha conquistato il 62 per cento. Per lui, solo un magro 37,9 per cento. Una bocciatura inequivocabile che chiude un’epoca.
Già, un’epoca. Un’epoca che, anche dietro le quinte, ha visto Sposetti protagonista della vita del Pci prima e soprattutto dei Ds, poi. Un protagonista autentico anche se discusso - per tutte la furiosa polemica con Gad Lerner del gennaio 2006, quando vennero fuori, nell’ambito del caso Unipol-Bnl, le intercettazioni delle sue telefonate con l’indagato Giovanni Consorte - che pure sinora era sempre riuscito a rimanere a galla. Non è casuale che ieri, a spoglio neanche concluso, L’Unità, su internet, si sia affrettata a giustificare la caduta di Sposetti attribuendola al «non voto». «Viterbo, Sposetti perde per emorragia di votanti», ha titolato la testata on line del quotidiano, per poi precisare che il problema è stato non l’astensione ma il fatto che molti, al ballottaggio, hanno cambiato idea rispetto al primo turno.
Un’epoca lunga, quella che si chiude con la sconfitta di Ugo Sposetti. Maceratese di nascita ma viterbese d’adozione, l’ex ferroviere - è il suo primo lavoro, nel 1969 - comincia nel 1976 la sua attività di uomo di partito, come segretario della federazione del Pci della cittadina laziale. Dura fino al ’78, quando diventa presidente della Provincia di Viterbo dove resta - anche come vice - sino al grande salto a Palazzo Madama. Dal 1995 al 2004 una lunga esperienza amministrativa, quella di sindaco di Bassano in Teverina. Quindi il nuovo «salto» a Roma, dal ’96 al 2001, nella segreteria tecnica del ministero delle Finanze. Nel 2001 l’incarico che ha fatto di lui l’uomo chiave dei Ds, quello di tesoriere. Il suo capolavoro, con la quasi totale cancellazione del maxi-debito del partito quasi azzerato attraverso manovre con le banche «in piena trasparenza - si è sempre affannato a precisare - e con la scrupolosa osservanza delle norme di legge», e con le cessioni immobiliari. Ieri l’epilogo, con la bocciatura nelle urne.
Una sconfitta secca, che Sposetti ha accolto sportivamente: «Abbiamo portato la città a ragionare intorno alle principali sfide da affrontare nei prossimi mesi.
Ora spetta al sindaco interpretare al meglio queste novità. Non mancherà il mio impegno in consiglio comunale e nelle istituzioni. Non abbandonerò Viterbo. A Giulio Marini - ha concluso - il mio sincero e personale augurio di buon lavoro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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