Una voce dell’Est nel tempio della lirica

«Milano offre molto Ma rinnovare il permesso di soggiorno ogni volta è un’impresa»

Milijana Nikolic è nata nel 1974 a Sremska Mitrovica, una cittadina vicino a Belgrado. Padre poliziotto, madre commessa, un fratello e una sorella gemelli, Milijana fin da piccola ha coltivato la passione per la musica. Oggi è una cantante d'opera di successo, vive di base a Milano con il fidanzato italiano anche lui cantante, ma si dichiara una cittadina globale, sempre pronta a partire per nuove esperienze.
Quando ha deciso di diventare cantante?
«Fin da bambina andavo a lezione di musica. E poi passavo ore davanti alla tivù a guardare le opere liriche. Mi sono resa conto solo in seguito che per arrivare a certi livelli bisognava impegnarsi molto. Era l'epoca di Tito e il maggior diversivo per noi giovani era lo studio. Oggi non è più così, con l'arrivo di una certa subcultura televisiva le nuove generazioni stanno assorbendo gli aspetti più deleteri dell'Occidente».
Passava il tempo a studiare?
«Mi sono trasferita a Belgrado nel 1994 per studiare al Conservatorio. Era ancora gli anni della dissoluzione della ex Jugoslavia. La sensazione era che di colpo la vita non valesse più niente, la gente era disillusa. Noi giovani andavamo in piazza a manifestare contro Milosevic. Nel frattempo mi sono laureata. Da lì ho iniziato a interpretare piccoli ruoli al Teatro Nazionale ma capivo che avrei dovuto andare all'estero per emergere. A un certo punto volevo mollare tutto, ma ho tenuto duro».
Come?
«Ho vinto un concorso in Polonia. Era la prima volta che uscivo dal mio Paese. Da quel momento la mia vita è cambiata. Ho preso coraggio, mi sono iscritta a un altro concorso bandito dalla Scala per nuovi talenti nei Balcani. Siamo stati scelti in tre e così che sono arrivata a Milano, dove ci aspettava un'audizione insieme ad altri duecento giovani. La giuria era composta da nomi illustri, tra cui Leyla Gencer e il Maestro Muti. Salire sul palcoscenico dove erano passati i più grandi talenti del mondo è stata un'emozione fantastica. Hanno selezionato dieci nomi, tra cui la sottoscritta, per frequentare l'Accademia di perfezionamento. Non potevo crederci».
E ora?
«Dopo il debutto alla Scala ho fatto diversi spettacoli, tra cui agli Arcimboldi nel ruolo di Cuniza nell'Oberto di Verdi e molti altri».
Segue la politica del suo Paese?
«Certo. Mi auguro che il governo, che ha preso una buona direzione democratica, si riorganizzi in fretta. Purtroppo la sorte della Serbia dipende dalla questione del Kosovo, molto complessa. Mai e poi mai vorrei che ci fosse una nuova Israele».
Le piacerebbe che la Serbia entrasse in Europa?
«Sì, ma sono contraria, come del resto la maggior parte dei serbi, alle troppe ingerenze dell'Ue. Il popolo serbo sta passando ancora un momento difficile».


Cosa pensa di Milano?
«È una città che offre molto. Quello che trovo invece terribile è la burocrazia. Rinnovare ogni volta il permesso di soggiorno è un'impresa. Meno male che ho sempre trovato persone disponibili ad aiutarmi. Non tutti però hanno la stessa fortuna».

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