Vogliono infangare il miracolo di Salemi

L’inchiesta su un ex deputato regionale siciliano sfruttata dal Pd per gettare ombre su un’esperienza rivoluzionaria per la Sicilia. Così si ostacola qualunque processo democratico di rinnovamento: più che dalla mafia, ormai dobbiamo difenderci dall’antimafia

Vogliono infangare il miracolo di Salemi

La recente operazione di sequestro dei beni disposta nei confronti di Pino Giammarinaro corona una indagine iniziata da lontano che ha accompagnato l’esistenza politica dell’esponente di una stagione democristiana sconvolta dalla fine dei partiti e dalla loro trasformazione; un’aurea sulfurea che si è tentato di usare e si userà per mettere in discussione e ostacolare qualunque processo democratico e di rinnovamento in Sicilia.
Troppo comodo evocare i fantasmi del passato di fronte a una impresa così vasta e difficile, come quella di Salemi, cui ha contribuito anche Oliviero Toscani, il quale, senza avere avuto mai alcuno impedimento, ha trovato suggestiva la via d’uscita di attribuire alla mafia e a Giammarinaro difficoltà di burocrazia, di inerzia, di consuetudini amministrative clientelari.
Giammarinaro ebbe l’intuizione di chiedere a me di candidarmi a sindaco, e raccolse i voti di un’area politica tradizionale legata alla cultura politica ormai inesistente, quella democristiana, insieme a quelli di cittadini desiderosi di un cambiamento che c’è stato. E potente.
Oggi si fanno riemergere i fantasmi del passato per affermare l’opposto del vero. Perché Pino Giammarinaro non ha mai avuto alcun ruolo attivo, né politico né amministrativo, sul Comune di Salemi, se non quello consentito dalla maggioranza di consiglieri che, in suo nome e con la sua organizzazione politica, furono eletti in consiglio comunale. La democrazia è anche questo. E può consentire a un sindaco eletto come me, che non abbia alcun consigliere, di nominare, in nome di una rivoluzione amministrativa, soltanto assessori senza ruolo e orientamenti politici. Ma quali condizionamenti poteva porre Giammarinaro a chi, con assoluta autonomia, fin dall’inizio aveva portato a Salemi persone che non vi erano mai passate, come Oliviero Toscani, Peter Glidwell, Graziano Cecchini e Bernardo Tortorici?
Mille polemiche, accese discussioni, contrasti, fino allo sfregio di nominare un vicesindaco autonomo e ostile a Giammarinaro, Antonella Favuzza, e assessore un’esponente candidata nelle liste del partito democratico, Antonina Grillo.
Io ho vissuto queste contraddizioni con difficili riflessioni, ma senza rinunciare per un attimo ad assumere decisioni per la grandezza della città nella prospettiva dell’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia di cui Salemi fu prima capitale.
È stata una grande rivoluzione, contrastata, com’era prevedibile, più dalla facile retorica dell’Antimafia che dalla effettiva capacità di condizionamento di Giammarinaro, pari a zero. Ho governato, senza avere una maggioranza, nella sfida a tutti nota: o con me o con Giammarinaro. E tra le prime persone che, come tutti sanno (fino a rompere anche i rapporti personali) mi è rimasta vicina, c’è l’addetto stampa Nino Ippolito, di cui l’antica amicizia con Giammarinaro leggo che viene adesso usata per una infame insinuazione priva di ogni fondamento.
Pur eletto anche con i suoi voti, non ho mai concesso nulla a Giammarinaro e non ho mai avuto pressioni, e neanche accettato consigli.
Io sono stato pesantemente minacciato dalla mafia, e non ho ovviamente pensato all’impotente Giammarinaro.
Il vicesindaco Antonella Favuzza ha denunciato per prima i tentativi di condizionamento che oggi si leggono nella facile e suggestiva ricostruzione delle vicende di Giammarinaro. Non occorrevano indagini, bastava guardare i meccanismi della democrazia che avevano fatto conseguire, alla parte politica organizzata da Giammarinaro, la maggioranza.
Può la maggioranza chiedere e ottenere alcuni risultati? Questo è accaduto attraverso la manifestazione di legittime intenzioni tutte sistematicamente frustrate.
Ma Giammarinaro, che io ho sempre rispettato, non ha mai ottenuto nulla. L’unico potere che ha manifestato è quello che gli attribuisce la estenuante, continua, pluridecennale attenzione dell’Antimafia che l’ha fatto diventare un eroe negativo e letterario.
Alle mie giunte non ha mai partecipato Giammarinaro, pur avendo io spesso fatto riunioni aperte con esponenti politici e consiglieri di maggioranza e opposizione per indicare un possibile destino e una speranza per Salemi dimostrata prima di tutti e emblematicamente dal Museo della mafia, dal Museo del Risorgimento, dal Museo del paesaggio, e poi dalle mille iniziative culturali con ospiti da ogni parte del mondo a discutere con i cittadini, dal vescovo di Noto al matematico Odifreddi, dal giornalista Francesco Merlo al magistrato Giuseppe Ayala, in un continuo confronto di idee, sino alla straordinaria impresa delle «Case a un euro» fortunatamente condivisa dallo stesso Giammarinaro e promossa da me e da Toscani.
Ora si vogliono far riemergere i fantasmi di un passato e con il tipico effetto della macchina del fango si trasferiscono vicende antiche e che non conosco di un potere tramontato, in effetti che nulla hanno a che fare con il presente e con l’amministrazione del Comune di Salemi oggi finalmente «libera et immunis».
Per questo le vigliacche dichiarazioni della signorina Laura Garavini e del signorino Vinicio Peluffo, entrambi grigi e anonimi deputati del Pd, sono la testimonianza di un profondo disprezzo della democrazia, oltre che un travisamento dei fatti e una totale menzogna. Si devono vergognare di utilizzare contro di me la macchina del fango e mortificare una esperienza, quella di Salemi, che è stata di grande rinnovamento.
Ricordo la mia lotta, solitaria, in particolar modo in Sicilia, contro le infiltrazioni della mafia nel fotovoltaico e nell’eolico, nell’ambito delle cui inchieste è finito in carcere il loro compagno di partito, il deputato Gaspare Vitrano. Non mi pare di avere ascoltato dai due solerti e anonimi deputati del partito democratico alcuna parola di condanna per il loro compagno di partito sorpreso con una tangente in mano. Pur nel rispetto della democrazia elettiva mai in nessuna occasione ho ceduto a pressioni o a condizionamenti, e per questo spesso trovandomi in minoranza proprio in consiglio comunale.

Durante le elezioni europee mi sono candidato con il Movimento per l’autonomia, ottenendo 1000 voti di preferenza a Salemi, mentre Giammarinaro sosteneva, contro di me, altri candidati, a dimostrazione di una esplicita dissociazione politica manifestatasi in numerose occasioni.
La mafia non ha fatto nulla contro di noi, è dall’Antimafia che ci difendiamo.

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