Rassicurante Yulia. Dopo l'arancione, il bianco. Scelto giusto per presentarsi a votare al seggio. Niente di meglio, deve aver pensato la pasionaria della rivoluzione arancione, che monopolizzò l'attenzione internazionale nell'inverno 2004, del candore di un tailleur bianco, appunto, e di un semplice filo di perle per conquistare il popolo dei suoi supporter. Perché lei, Yulia Timoshenko, l'indomita, indomabile e scomoda alleata di Viktor Yushchenko, è innegabile che sarà ancora della partita. Specialmente alla luce dei primi exit-poll che le attribuiscono un grosso successo personale, tale da portare, contro le previsioni della vigilia, il blocco «arancione» filo-occidentale a superare i filo-russi.
È un dato di fatto che, anche in questa nuova occasione di confronto, anzi di scontro, sul campo ci siano stati i soliti blocchi che, storicamente, spaccano il Paese. Da una parte il premier Viktor Yanukovic, l'uomo di Mosca alla guida del Partito delle Regioni, accreditato dai sondaggi della posizione di favorito, con un 34-35% confermato dai primi exit-poll. Mentre sul versante opposto, l'altro Viktor, il presidente Yushchenko, leader di Nostra Ucraina e trionfatore della folcloristica e, fortunatamente, pacifica rivoluzione arancione a Kiev, grazie all'apporto dialettico e scenografico, nei giorni delle tendopoli in corso Kresciatik e dei comizi in piazza Maidan, proprio di Yulia Timoshenko, alla testa di un partito che porta il suo nome.
E visto che gli exit poll hanno dato ai due protagonisti dell'inverno arancione di Kiev rispettivamente il 14 e il 31-32%, i due, che alla vigilia del voto, avevano annunciato che si sarebbero alleati anche questa volta, si trovano ora in netto vantaggio sul blocco filo-russo. Parola di Yushchenko, Yulia dovrebbe tornare a ricoprire il ruolo di premier, da cui, peraltro, lo stesso presidente amico-nemico la rimosse due anni fa giusto di questi tempi. E il successo personale della «pasionaria», che ha ottenuto il 10% in più rispetto ai sondaggi della vigilia, dà consistenza a questa previsione.
Azzardando un po' di calcoli e tirando le relative somme, appare molto probabile che, per varare un nuovo governo che non incontri insormontabili difficoltà nella Rada, il Parlamento, entrambi gli schieramenti dovranno per forza appoggiarsi ai partiti più piccoli. E tra i più piccoli a fare da ago della bilancia sarà sicuramente il blocco di Vladymyr Lytvyn, che ha ottenuto però il 3,8% dei voti (quasi dimezzato rispetto alle previsioni). Lytvyn, ex-presidente della Rada durante la rivoluzione arancione, è noto per essere stato un uomo dell'ex-capo di Stato Leonid Kuchma. Con l'appoggio di Lytvyn e dei comunisti (dati al 4,5-5%), il partito del premier Yanukovic sperava di raggiungere la maggioranza in Parlamento e formare il governo.
Così non è stato, visto che questo eventuale blocco raggiungerebbe appena il 43% dei voti, inferiore al 46% del blocco «arancione». Lytvyn non ha però svelato le sue intenzioni e potrebbe anche optare per un'alleanza con Nostra Ucraina e la Timoshenko, regalando così la maggioranza assoluta ai filo-occidentali.
Non bisogna però dimenticare che queste elezioni anticipate, arrivate dopo una lunga crisi istituzionale, potrebbero far riemergere gli stessi problemi che, tre anni fa avevano portato il Paese sull'orlo di una guerra civile: instabilità e ingovernabilità. E che i risultati del voto andranno anche valutati e rapportati alle presidenziali del 2009 perché è su quello scranno che si concentra storicamente il vero potere politico ucraino.
Tutto ciò mentre la Russia sta a guardare e manda
segnali sconcertanti tramite le parole dell'attuale ambasciatore Viktor Chernomyrdin: «Ci sarà - ha già annunciato - un nuovo rialzo del prezzo del gas russo e l'entità dell'aumento dipenderà dal risultato elettorale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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