Chi paga per un insulto personalizzato, chi per adorare stuoli di piedi in tacco 12 dallo schermo del pc, chi si abbona per farsi prosciugare il portafoglio dalla propria “mistress” con una sessione di shopping online. Le sfumature della dominazione sessuale on demand sono infinite. “Sei il mio poggiapiedi”, “Bacia i miei stivali”, “Sei qui per servirmi, guarda schiavo la queen dei piedi”. “Ti insegnerò a obbedire. Ti insegnerò a pagare. Questo cambia la vita. Il tuo compito è pagare. Obbedisci e fallo subito”. “Clicca qui e fai un regalo alla tua padrona”. “Adora la tua dea”. Sulle piattaforme costruite ad hoc, ma anche sui social più comuni come Instagram, si moltiplicano i profili di influencer della dominazione sessuale a portata di smartphone. Vere e proprie mistress, dominatrici da remoto (9 su 10 sono donne) seguite da migliaia di aspiranti schiavi che pagano per essere umiliati a distanza. Moda, specchio di una società sempre più virtuale o solo business?
Da Loyalfans a Instagram: il sadomaso diventa social
“Loyalfans - si legge sul sito della società statunitense nata da poco ma con oltre 35 anni di esperienza nel settore dell’intrattenimento per adulti - è un luogo in cui creatori e fan possono riunirsi online per interazioni uniche e significative che elevano le esperienze interpersonali”. Scorrendo l’homepage monopolizzata da account dai nickname inequivocabili (mistress, domunatrix, femdom=dominazione femminile, slave=schiavo, manslavery=schiavitù maschile) pare più il social network della dominazione sessuale.
Iscriversi è facile. Basta digitare un indirizzo mail da verificare e scegliere un nickname. Poi, si hanno due opzioni: restare semplice follower o diventare un fan/schiavo sottoscrivendo un abbonamento mensile, annuale o pagare una tantum per sbloccare contenuti extra o per passare dalla dominazione dispensata a una più esclusiva e customizzata. Dove chi vuole di più, paga. Se abbonarsi costa in media dai 6 ai 13 dollari al mese, per “un’interazione 1 a 1 con Me (testo, audio o video registrati) - recita il listino prezzi di una delle mistress più seguite - bastano 20 dollari e farai parte del mio stile di vita imparando come compiacermi”. Per un messaggio si va dai 50 centesimi a 1 dollaro, mentre per una “chat telefonica viziosa” si sale a 7 dollari al minuto che diventano 20 se si sceglie la modalità video. Più costosa l’opzione “Shout out” (attivabile dall’apposito pulsante), che con circa 30 dollari consente di regalarsi o regalare clip corte personalizzate “in cui puoi scegliere il soggetto ma non l'outfit”.
Per il semplice “fan” non cadere nella trappola della sottoscrizione diventa un’impresa. “E. ha pubblicato un nuovo video. Dai un’occhiata”: chi si iscrive viene bombardato (sul suo profilo e via mail) da continue notifiche partite in automatico dagli account seguiti. Che, nel tentativo di ingolosire, dispensano qualche contenuto extra o offrono sconti per indurre l’aspirante devoto ad abbonarsi.
L’operazione di marketing non si ferma alla community iscritta alla piattaforma, ma passa anche dai social più comuni. Facebook, Twitter, e soprattutto Instagram, dove gli hashtag a tema si sprecano. Digitando #dominatrix #slave #feetqueen #findom #femdom #maleslavery, spesso ritornano gli stessi profili incontrati su Loyalfans (promossi anche attraverso i canali social della piattaforma basata in Florida) con post più ‘sobri’ adatti a un pubblico più trasversale, magari attratto ma ancora titubante. Poi, con il link alla piattaforma piazzato in bella vista, passare da semplice curioso a “schiavo” pagante è un attimo.
Findom: lo shopping online è il nuovo volto della sottomissione erotica
I contenuti che invadono h24 i feed dei follower, oltre ad assecondare i feticisti dei piedi e gli adoratori delle suole “da leccare” da remoto, accontentano anche gli adepti della findom, la dominazione finanziaria, una pratica caratterizzata da una specifica dinamica di potere: “la parte dominante - ci specificano da Orizzonti sconosciuti, un’associazione per promuovere le sessualità alternative - “sfrutta” economicamente la parte sottomessa, la quale, così facendo prova piacere sessuale”. Sia sui profili di Loyalfans che su Instagram, spesso si trova direttamente il link a piattaforme come wishtender o allmylinks dove il “money slave”, lo schiavo pagante, chiamato anche “money pig” o “pay piggy” con un semplice click può pagare una sessione di shopping online alla propria mistress. Da un paio di scarpe a una borsa firmata, a gioielli, make up, fino a una seduta di pedicure semi permanente o a un ingresso alle terme. Ce n’è per tutti i gusti e tutti i portafogli.
Ma i professionisti vanno su findom.com, quasi 4,5 milioni di membri e oltre mille visitatori online in media ogni minuto: è il portale ufficiale della dominazione finanziaria. Qui l’umiliazione del “maiale da spennare” si trasforma in una sorta di rigido disciplinare in tre fasi: quella dei regali, quella della tassa o decima e quella delle offerte libere. Al primo step lo schiavo si limita a scegliere da un elenco online una serie di oggetti da regalare alla propria dominatrice. Con la decima assicura che il 10% del proprio stipendio venga automaticamente trasferito dal proprio conto corrente a quello del padrona, proprio come la rata dell’auto o la bolletta della luce. Ultimo gradino della sottomissione: le offerte libere, regali o soldi che lo schiavo fa recapitare alla mistress per compiacerla. Fino ai casi limite in cui delega al 100% la gestione finanziaria dei propri risparmi alla mistress. Tutto sempre da remoto. Non ci sono né contatti fisici né tantomeno rapporti o pratiche sessuali. “L’unico contatto che si potrebbe verificare - ci spiegano da Orizzonti sconosciuti - è quello del poter accompagnare la propria padrona a fare shopping per poter pagare al posto suo. Più alta sarà la spesa, più si alzerà il livello di piacere dello schiavo”.
Chi è lo schiavo virtuale? L’identikit
“La mia giornata sarà migliore se mi dici che sono cattivo”. “Sono qui per servirti, mia Regina”. “Ti venero, Dea dell’universo”. “La felicità sta nella sottomissione”. Dai commenti sotto i post Instagram delle varie dominatrici virtuali è facile risalire ai profili degli schiavi/follower. Le poche donne sono colleghe o emule aspiranti mistress. Il resto, 9 su 10, sono uomini, in genere tra i 25 e 55 anni e provengono un po’ da tutto il mondo: Brasile, Romania, Iran, Italia, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Germania. Non c’è solo il patito di latex e bondage o il feticista dei piedi che lo dichiara già in biografia, ma anche l’insegnante di storia, l’imprenditore che si occupa di manutenzioni idrauliche, il boxeur, il cantante, il brand consultant, il tatuatore, l’appassionato di fotografia, di cani o di cucina. Scandagliando gli account ne esce un identikit variegato. Segno che la dominazione da remoto è una pratica trasversale. Ma cosa cerca uno schiavo digitale? “Generalizzare è impossibile, ma spesso - dice a ilGiornale.it Ayzad, coach specializzato in sessualità alternative e divulgatore - c'è un desiderio di fondo di vedere accettate senza giudizio le proprie preferenze sessuali, che lui per primo è stato educato a ritenere perversioni mostruose. Purtroppo i pregiudizi interiorizzati sono difficili da superare, e la virtualità permette di non mettersi davvero né in gioco, né in discussione. Una "sessione" online permette di eccitarsi senza impegno, scaricare la tensione e tornare alla propria mesta routine”.
A volte la realtà diventa il punto di inizio di una sottomissione senza confini. “Sono uno a cui piace essere usato e abusato. Con la mia prima sessione femdom (dominazione da parte di una donna, ndr) - confessa un devoto - ho comprato un biglietto di sola andata per la schiavitù! Ho capito subito che non ne sarei mai uscito e passo dopo passo sono diventato uno schiavo totale, un vero e proprio giocattolo virtuale nelle mani di qualcun altro”. Poi, però, ha aperto un profilo creator su Loyalfans e ha trasformato la sua “dipendenza” in un business, diventando un prosub, ossia un sottomesso professionista che si fa dominare a pagamento. Ma è proprio l’ossessione contemporanea per denaro e auto realizzazione ad essere una possibile causa della findom. “Nel dominio finanziario - spiegano gli esperti di Orizzonti sconosciuti - il piacere dello schiavo deriva dal pensiero che la dominatrice stia invadendo quello spazio intimo e personale che sono le proprie finanze; cedere il denaro posseduto, significa non solo liberarsi da tutti i problemi e pensieri della quotidianità derivanti da tale potere, ma anche riuscire a distruggere la propria autostima per potersi sottomettere realmente e in maniera totalizzante alla dominatrice”.
Da mistress a influencer della dominazione part time
“Avendo molti follower/schiavi che mi seguivano sui social e che già usavano Loyalfans, - dice una mistress - ho deciso di aprire un profilo creator. L’obiettivo iniziale era di guadagnare qualcosa. Ora non dico che riesco a viverci, ma quasi”. Grazie all’incontro virtuale tra domanda e offerta è nata una nuova figura: le moneymiss, pseudo dominanti improvvisate che, sfruttando le dinamiche della findom, si assicurano un guadagno facile. “Questa cosa - aggiungono da Orizzonti sconosciuti - è garantita dalle numerosissime piattaforme online che consentono alle moneymiss non solo di farsi pubblicità e avere maggiori possibilità di venire a contatto con svariati feticismi e gusti sessuali, ma anche di “procacciarsi” facilmente dei clienti. La maggior parte, oltre a dichiararsi dominatrici virtuali, vendono anche indumenti intimi, foto e molto altro”. Altre invece rientrano nel “calderone degli influencer” che sfruttano e banalizzano l’estetica sadomaso per accaparrarsi follower/clienti. “A pubblicare qualche foto si fa poca fatica - aggiunge Ayzad -, e restare nel virtuale consente di applicare veri e propri trucchi per attrarre e spennare le vittime: finti follower e commentatori, false chat con operatori professionisti, dominatrici fai-da-te che spesso causano danni psicofisici reali. La diffusione di piattaforme semplici da usare ha spinto innumerevoli persone allergiche al lavoro a tentare di monetizzare la propria immagine”. Una trovata redditizia che, facendo due conti a partire dai prezzi dei vari abbonamenti e servizi, assicura oltre 10 mila dollari mensili di guadagno alle mistress più in voga.
Moda, specchio della società o solo business?
Invade i social, monopolizza siti e piattaforme dedicate, su Google ottiene qualcosa come 800 milioni di risultati di ricerca. Insomma, il Bdsm (acronimo per bondage, dominazione, sadismo e masochismo che condensa tutte le sfumature della sessualità alternativa), come confermato da un’abbondante letteratura scientifica, di sicuro è praticato più di quanto si pensi. Solo in Italia sarebbero 4,5 milioni abbondanti di persone, il 10% degli italiani sessualmente attivi. “Uno ogni dieci di quelli che incontriamo tutti i giorni - dice Ayzad - si diverte a fare qualche tipo di gioco di dominazione e sottomissione.” Ma le varie forme di dominazione virtuale possono definirsi Bdsm? “Il Bdsm è l'esplorazione di se stessi, del rapporto con il partner e di ogni sorta di sensazione, - ci risponde Ayzad -. Qualunque cosa non comporti interazioni concrete con altri non può che essere altro. Al più una buffa e costosa forma di masturbazione, direi”.
Secondo la professoressa Chiara Simonelli - psicologa, sessuologa già presidente dell’European Federation of Sexology - invece il boom di schiavi virtuali si spiega con la moda sadomaso scoppiata dopo il best seller “Cinquanta sfumature di grigio”. “È il frutto di un trend che c’era prima, quello delle “perversioni soft” come le ha definite Willy Pasini, e che si è coagulato in questa operazione commerciale. Si tratta di pratiche erotiche finalizzate a una messinscena dove i ruoli sono molto netti.
Se il sadomaso sfocia in patologia solo quando non si riesce ad avere una sessualità a prescindere, la versione 2.0 riflette una tendenza globale e nasconde un rischio. “La virtualizzazione - dice a ilGiornale.it la docente di Clinica dello sviluppo sessuale de La Sapienza - è il trend della nostra epoca, dove uno mostra quello che vuole e i livelli di inganno vanno dal semplice nascondere i difetti alla circonvenzione vera e propria”. Sul web c’è un po’ di tutto. Anche chi fa affari sfruttando le debolezze o le dipendenze delle persone. Sulle varie piattaforme non mancano profili che vendono miracolose guarigioni dalla dipendenza dalla dominazione, di fatto, incentivandola. “In terapia - scrive una influencer della findom therapy, esperta della 'cura' del prosciugare il conto in banca - impariamo a riconoscere importanti lezioni di vita come il fatto che obbedire e pagare dovrebbe sembrare naturale come respirare. Ora sgancia i soldi, maiale!”.Una normalizzazione del disagio che frutta migliaia di euro mensili, dove il confine tra business lecito e truffa si fa sempre più labile.
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