da Roma
La Chiesa ha negato il funerale a Piergiorgio Welby perché la sua volontà di morire era stata «ripetutamente e pubblicamente affermata». Non cè stato, quindi, quel margine di dubbio che spesso porta a non rifiutare un funerale cattolico nemmeno a chi si suicida. La spiegazione del Vicariato di Roma è arrivata ieri, quando la famiglia, gli amici e i radicali avevano già deciso di dargli lultimo saluto in una cerimonia pubblica. Un «rito» laico nel senso che non sarà officiato da un parroco cattolico, ma che avrà anche un carattere religioso, visto che si terrà davanti alla parrocchia alla quale apparteneva Welby. E che vedrà la partecipazione di rappresentanti di altre confessioni cristiane.
Una scelta in polemica con la chiesa romana che il Vicariato non è riuscito a evitare, nonostante la spiegazione. «In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto dott. Piergiorgio Welby - si legge nella nota - il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)». Un modo per dire che nella scelta del Vicariato ha pesato più la pubblicità data al caso che la vicenda umana. E per confermare la pietà verso il credente. «Non vengono meno - assicura il Vicariato - la preghiera della Chiesa per leterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti».
I funerali di Welby si terranno ugualmente questa mattina alle 10,30. Una funzione laica in piazza San Giovanni Bosco a Roma, a pochi passi dallabitazione di Welby e «davanti alle porte chiuse» - si legge nel sito di Luca Coscioni - della parrocchia dove la moglie Mina Welby avrebbe voluto che si celebrasse il rito. «Sarà una testimonianza popolare di laica religiosità per quanti vorranno dare lultimo saluto a Piergiorgio», ha spiegato il leader radicale Marco Pannella. Una cerimonia aperta a tutti, spiegano Marco Cappato, segretario dellAssociazione Coscioni, e Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani: «Occorre testimoniare che, in particolare nel popolo romano, resta viva e capace di mobilitarsi la profonda laica religiosità con la quale si è saputo dare ascolto alle sua testimonianza umana e civile, al cui corpo è stato impedito anche dopo morto di ricevere il conforto confessionale cattolico richiesto dalla sua famiglia».
La cerimonia davanti alla chiesa è una scelta polemica anche verso il parroco di San Giovanni Bosco, al quale la moglie di Welby ha continuato a chiedere spiegazioni. Don Silvio non ci sarà, ma non è escluso che qualche prete cattolico in disaccordo con la decisione della Chiesa si presenti per benedire la salma. «Se succederà la famiglia sarà molto contenta. Noi non li stiamo cercando, se lo faranno sarà per una loro scelta», spiega Cappato. Chi, spontaneamente, ha già preso una decisione difforme rispetto al Vicariato è Don Vitaliano Della Sala, parroco vicino ai no global, che ricorderà e pregherà per Welby durante la messa di Natale.
Alla famiglia, racconta Cappato, è arrivata la disponibilità a officiare la cerimonia da parte dei Valdesi, dei Battisti e da un prete ortodosso. La famiglia ha declinato linvito perché Welby era cattolico. Ma ha invitato i rappresentanti delle altre confessioni a partecipare. Tra gli ortodossi, la Metropolia di Ravenna e dItalia ha inviato un messaggio alla famiglia nel quale si condanna come «contraria alla carità cristiana» la decisione del Vicariato di Roma.
Oltre alla piazza San Giovanni Bosco, a pochi passi dalla fermata della metropolitana Giulio Agricola e nel cuore del quartiere di Welby, per la cerimonia era in ballo anche piazza del Campidoglio, dove si era già tenuta la fiaccolata organizzata dai radicali.
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