"La più grande minaccia alla crescita economica dell’Italia non è il debito pubblico ma l’articolo 18". A sostenerlo non è un membro del governo di Mario Monti, bensì il Wall Street Journal in un editoriale dal titolo, "Roma contro i Sindacati", nel quale viene sottolineato come questa norma sia sottovalutata dalla stampa internazionale quando si affronta il tema della scarsa crescita italiana.
L’articolo 18 "è un relitto degli anni ’70 che rende impossibile licenziare anche il più incompetente dei dipendenti ed in modo perverso causa ciò che dovrebbe prevenire: la disoccupazione", scrive Matthew Melchiorre, analista all’Istituto per la Competitività delle Imprese di Bologna, sull'autorevole quotidiano economico-finanziario di proprietà di Rupert Murdoch.
"A causa di questa norma, l’Italia è diventata il secondo peggior Paese in cui fare impresa, dopo la Grecia, secondo la classifica stilata dall’Ocse", continua l’autore. Che cita poi uno studio dell’Organizzazione parigina, secondo cui, "mentre le aziende italiane aumentano il numero dei dipendenti di appena il 20% nei primi due anni di vita, quelle americane segnano un incremento del 120% nella forza lavoro".
Insomma, il Wsj ricorda come "ironicamente", l’art. 18 "colpisce proprio le persone da cui coloro che sono all’interno (del mercato del lavoro) dipendono per sostenere le loro pensioni, cioè i giovani".
Infine, l'editorialista evidenzia l'ostruzionismo dei sindacati e la scarsa volontà della classe politica di cambiare la situazione. "Anche la più piccola riforma di questa norma è sempre stata impossibile, soprattutto per la codardia della classe politica italiana di sfidare il potere dei sindacati".
Adesso però, secondo Melchiorre, il premier Monti e il ministro
Fornero "stanno preparando il terreno per la grande battaglia di questo mese, cioè "la riforma dell’articolo 18 e di altre norme sul lavoro, che per oltre mezzo secolo hanno impedito all’Italia di crescere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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