Yokohama, in viaggio anche con la gomma sgonfia

da Milano

Anche Yokohama mette a listino una serie di pneumatici run flat (consentono di continuare a viaggiare anche dopo una foratura). Più che una necessità di mercato, la scelta è funzionale al completamento di gamma. Il segmento, infatti, seppure in sostanziale crescita (più 80% nel primo bimestre), vale tuttora meno dell’1% del venduto e solo Bmw, tra le grandi case, propone diffusamente questo tipo di pneumatici come primo equipaggiamento. «A fine 2006 - puntualizza Roberto Pizzamiglio, direttore vendite di Yokohama Italia - i run flat venduti assommavano a 121mila unità. Quest’anno dovrebbero superare quota 200mila e noi intendiamo ritagliarci una quota pari al 7% del totale». Con prodotti che adottano due sistemi diversi: l’uno, denominato Self Supporting-Zero Pressure System, concepito per le vetture sportive che usano copertoni ribassati; l'altro, più resistente e pesante, identificato come Supporting Ring e destinato alle grandi berline e ai fuoristrada: un anello in gomma e metallo consente alla carcassa dello pneumatico sgonfio di reggere il peso del veicolo restando ben ancorato al cerchio. Entrambi i tipi non richiedono cerchioni speciali, ma vanno montati su mezzi muniti di un sistema di controllo della pressione.

In generale, le vetture equipaggiate in origine con i run flat dispongono di sospensioni e telai opportunamente rinforzati; dopo la marcia con gomma forata (di norma possibile a 80 orari per al più un centinaio di km), e anche in assenza di danni visibili, i run flat vanno sostituiti. Più pesanti e costosi di circa il 20% rispetto agli pneumatici convenzionali, offrono performance, a parità di battistrada, sostanzialmente analoghe.

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