Ministro Luca Zaia, ieri il premier alla convention agricola ha offerto mortadella italiana. L’hanno assaggiata tutti?
«Assolutamente sì».
Però la gente nei supermercati preferisce pollo o manzo.
«Purtroppo la gente se la prende con i suini che non c’entrano nulla con questa influenza. Accade spesso che la genesi provenga dal mondo animale ma questa volta si è voluto riempire di contenuti zootecnici una vicenda che non ha nulla a che fare con gli animali. Ed io mi rifiuto di chiamare suina questa influenza. La chiamerò messicana».
Ma perché questa paura diffusa tra la gente per la carne di maiale?
«Questa è una delle tante pandemie mediatiche che stiamo vivendo. C’è un tam tam che sfugge di mano, nonostante le rassicurazioni lanciate da esperti e medici. Comunque, io sono fiducioso, il sistema agricolo italiano che vanta 60 miliardi di fatturato e 24 miliardi di export, ne uscirà indenne come nel passato».
Il comparto legato ai suini si sente sotto pressione?
«C’è forte preoccupazione tra i 16 mila addetti che si occupano di 9 milioni di capi in Italia. Il del settore fatturato è di due miliardi e mezzo di euro».
E ora?
«Il prezzo della carne di suino è precipitato negli ultimi giorni. Da 1,50 al chilo si è passati a 1,066. Un crollo importante che va arrestato. Non possiamo permetterci di perdere milioni di euro per una psicosi ingiustificata».
Ma noi non mangiamo solo maiali italiani. Ne importiamo anche dalla Bulgaria e dagli Stati Uniti.
«Soprattutto dalla Ue. Comunque sono carni super controllate. E ripeto, mangiare carne suina non ti contagia. Anzi è possibile che gli ammalati non l’abbiamo neppure mangiata».
Però, per arginare la psicosi, non sarebbe meglio una bella etichetta di provenienza? Come avviene per i polli. È rassicurante per il consumatore.
«Il disegno di legge sta per essere approvato in Parlamento. E io ho proposto l’etichettatura obbligatoria appena mi sono insediato. È una scelta di trasparenza».
E anche di sicurezza.
«Esatto. Il sistema Italia in fatto di sicurezza alimentare è un punto di riferimento a livello internazionale. E noi ne siamo orgogliosi. Forse le norme igieniche alimentari messicane non sono così garantiste, anche se non conosco i loro protocolli».
Ministro, lei ha vissuto come esperto del settore agricolo, ben sei emergenze aviarie. Questa messicana le sembra più pericolosa?
«L’aviaria ha fatto pochi morti e tutti in situazioni estreme di povertà e in condizioni igienico- sanitarie praticamente nulle. Ma anche allora si era creata una psicosi mondiale diffusa che aveva causato un danno enorme al settore avicolo».
Però questa volta il virus è mutato, si trasmette da uomo a uomo. Il direttore per la salute Ue, Madelin, ha già previsto morti in Europa.
«Io invito Madelin a sfogliare le statistiche dei decessi legati alle influenze stagionali. Scoprirà che hanno fatto più morti dell’aviaria e anche di questa messicana. Malattia che con i maiali non c’entra nulla. Perché le malattie che si trasmettono all’uomo dagli animali si chiamano zoonosi. Lo dice anche l’Oms».
L’Osm però, in fatto di gravità, cambia idea ogni giorno. C’è molta confusione in fatto di dati e di pericolosità diffusa.
«I controlli e il monitoraggio della malattia sono sacrosanti, per carità. Inoltre il ministro della Sanità italiano sta facendo un lavoro eccellente. Però, per fortuna, il tasso di mortalità è bassissimo e molti ammalati sono già tornati a casa».
Insomma, secondo lei qualcuno ci marcia anche su questa vicenda com’era accaduto nelle ventilate pandemie in passato?
«Io spero che non ci siano attività di cannibalismo tra gli allevatori di comparti diversi, per esempio delle carni rosse o bianche. Ma immagino che qualcuno, in una situazione di questo tipo, si freghi le mani».
Come la case farmaceutiche che producono gli antivirali?
«Non sta a me dare valutazioni simili. Però quando si parla di farmaci ogni valutazione va fatta guardando le stime di borsa. Quelle danno risposte immediate».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.