«Il suo regalo preferito, quando è stato promosso, è stata la chitarra» dice la mamma Rina. «A me piace il valzer e la mazurka», solo «Ho bisogno di amore per Dio un po' la ascolto» racconta Giuseppe Fornaciari, sì lui, il padre di Zucchero. Da lì, da Roncocesi viene sintetizza Sting «un dono di Dio» ovvero «uno dei migliori bluesman al mondo, pochi cazzi», taglia corto Salmo. È una vera e propria Overdose (di amore) (tanto per citare il titolo giusto della canzone che ha nel ritornello la frase «Ho bisogno di amore per Dio») il documentario Zucchero - Sugar Fornaciari di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano in uscita nelle sale, come evento, il 23, 24 e 25 ottobre, e presentato ieri alla Festa del cinema di Roma che, e lo vedremo, ospita molti lavori sulla musica.
«Correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West» cantava Francesco Guccini, che è anche tra gli illustri intervistati, e proprio da quel territorio, dal comune di Reggio Emilia, che prende vita il film che, dice Zucchero, «non volevo fosse celebrativo».
Così si parte dalla chiesetta di fronte casa, dove Adelmo Fornaciari inizia a fare musica suonando l'organo, «in cambio di fare il chierichetto la domenica a messa», per arrivare a raccontare una vita artistica unica che l'ha visto applaudito in giro per il mondo (l'estate prossima suonerà negli stadi di Bologna, Messina e di Milano).
«Il prete con cui avevo fatto quell'accordo lo chiamavamo Don Tagliatella perché era pasciuto, da noi si diceva che non s'era mai visto un sacerdote magro. Come capirete sono cresciuto tra il sacro e il profano e non ho ancora deciso da che parte stare», dice Zucchero che, proprio su quelle storielle della Bassa, su quegli orizzonti ha costruito alcuni versi delle sue canzoni, come Diamante scritta da Francesco De Gregori. «Sono stato sradicato a 11 anni in Versilia dove, con tutto il rispetto, non mi sono mai integrato anche se ho conosciuto mia moglie e li sono nate le mie figlie. Mi ha fatto soffrire e ancora adesso ho la sensazione di non sentirmi a casa da nessuna parte. Sono nati i primi pensieri malinconici che probabilmente mi hanno spinto verso il blues, la malinconia è anche creativa, basta che non diventi depressione che non auguro nessuno», dice Zucchero dal palco dell'Auditorium di Roma con l'immancabile cappello a falde larghe.
Il documentario, scritto dai registi con Federico Fava con 90 ore di materiali di archivio a disposizione, non sorvola sul periodo di depressione che ha colpito il cantautore («Sono unico in quanto solo», ha scherzato ma non troppo con i giornalisti), né sulle difficoltà agli inizi della carriera che sembrava non ingranare mai anche con Sanremo dove arriva penultimo con Donne. Poi la canzone inizia a passare nelle radio e diventa la hit numero uno che apre ai successivi dischi e ai milioni di copie vendute: «Il resto è storia, avevano sbagliato», dice Randy Jackson, il grande bassista suo arrangiatore. E la storia parla amicizie uniche, come quella fondamentale con Pavarotti nata da Miserere, la scoperta di Bocelli, poi le collaborazioni con Miles Davis, Eric Clapton e poi con Bono, Sting, Brian May, Paul Young e l'amico Roberto Baggio intervistati nel film. La diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma (fino al 29 ottobre), diretta da Paola Malanga, ha ogni giorno in programma un evento musicale. Nei giorni scorsi è stato omaggiato sia il centenario di Maria Callas con due documentari (uno con Monica Bellucci) che, con Negramaro - Back Home di Giorgio Testi, i vent'anni di successi della band pugliese. Ieri è stata la volta di La bussola Il collezionista di stelle di Andrea Soldani, sul celebre locale in Versilia, e poi di Catching Fire: The Story of Anita Pallenberg di Alexis Bloom e Svetlana Zill sull'artista e moglie di Keith Richards dei Rolling Stones. Oggi in Io, noi e Gaber a vent'anni dalla scomparsa dell'artista, Riccardo Milani ne ripercorre la carriera e la personalità.
Domani Trudie Styler, moglie di Sting, presenta Posso entrare? An Ode to Naples con, al centro, ovviamente la musica. Il 24 ottobre passa la versione restaurata di Ciao Nì di Paolo Poeti del 1979 con Renato Zero seguita da Kiss the Future di Nenad Cicin-Sain sul celebre concerto degli U2 del 1997 in una Sarajevo liberata.
Il 26 ottobre Daniele Vicari in Fela, il mio dio vivente sul musicista nigeriano Fela Kuti (1938-97) e il giorno dopo Dario Argento sarà il protagonista del cortometraggio CVLT degli YouNuts!, evento di lancio (su Prime Video), dell'omonimo album che vede insieme due rapper, Salmo e Noyz Narcos.
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