La Turchia ha aperto un secondo fronte nell’intervento militare “limitato” avviato la settimana scorsa in Siria, per “ripulire” il confine turco-siriano dall’Isis e dalle milizie curde siriane delle Unità di Protezione del Popolo (Ypg)
Non si intravede ancora nessuna possibilità di fermare gli attacchi di Ankara sui curdi impegnati nella lotta all’Isis nel nord della Siria
Gli Stati Uniti stanno spingendo per una tregua negli scontri tra esercito turco e curdi nel nord della Siria
Il movimento Gulen sarebbe stato l’artefice del fallimento del processo di riconciliazione nazionale tra Ankara e i curdi
Il ‘day after’ ad Istanbul è un vero e proprio incubo; quando nella metropoli turca inizia a fare capolino il sole, illuminando quelle strade poche ore prima teatro di uno dei più clamorosi tentativi di colpi di Stato del medio oriente, la rabbia dei fedeli ad Erdogan diventa feroce ed assume contorni di cruenta resa dei conti.
A pochi giorni dall’attentato rivendicato dall’Isis a Baghdad contro i pellegrini sciiti in visita alsantuario Musa Al – Khadim e dalle proteste dai toni anti sunniti e anti curdi dei manifestanti sciiti contro il Parlamento iracheno, le recenti dichiarazioni del Vice Presidente Usa, Joe Biden, critiche nei confronti dei confini tracciati sulla sabbia in cui popolazioni ed etnie sarebbero state messe insieme a caso, fanno riemergere con forza il possibile scenario di una divisione in senso federale dell’Iraq
Il generale Peshmerga Sirvan Barzani ha raccontato che l'Isis ha attacato i curdi con dei missili contenenti dei prodotti chimici e che diversi combattenti peshmerga sono rimasti vittime dell'attacco islamista
Monsignor Rabban Al Qas, arcivescovo caldeo di Ahmadiya e Zakho, ha raccontato la difficile situazione dei cristiani rifugiati nel Kurdistan iracheno: "Isis? Uccide in nome di un ideologia che chiamano religione"