"Gattolici" di tutto il mondo in festa: ecco i "first cat" che graffiano i politici

Dai gatti di Elisabetta II a quelli dei leader mondiali, passando per felini presidenziali e leggende storiche. Tra lusso, tradimenti e croccantini, i "first cat" hanno spesso vite più complesse dei loro padroni

"Gattolici" di tutto il mondo in festa: ecco i "first cat" che graffiano i politici
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Dio non ha salvato la Regina, ma l'ha fatta campare fino alla veneranda età di 96 anni: non proprio sette vite come i suoi amati gatti, bensì una sola vita però bella lunga. «God», finora, ha salvato invece gran parte degli eredi (felini) di Sua Maestà Elisabetta che aveva il micio preferito nel coccoloso White Heather di presunta nobile razza persiana, ma in realtà dal pedigree incerto (non si escludono origini plebee).

Oggi, 17 febbraio, in occasione della «Giornata mondiale del gatto», gli eredi (umani, ma dalle unghie non meno affilate di quelle feline) della fu Lilibet hanno offerto agli inquilini pelosi di Buckingham Palace doppia razione di spezzatino al pesce. Stessa generosità anche negli altri palazzi del potere dove la religione «gattolica» è praticata con devozione ortodossa: da Downing Street (tanto per rimanere nella London gattara dal sangue blu) alla Casa Bianca dove Trump farà pure il duro ma davanti alle fusa del gatto si scioglie al pari di una romantica pulzella. Idem per il finto macho Emmanuel Macron che fa la faccia truce nei summit internazionali ma poi sui tappeti dell’Eliseo si rotola come un bimbo giocherellone con il gatto dell’Eliseo impostogli dalla grafigna consorte Brigitte. Ma nella classifica dei gatti più fortunati (altro che vita da cani...) il posto di «first cat» spetta a Jocks dell’ex coppia presidenziale Clinton viziato a tal punto da viaggiare sull'Air Force One in un trasportino con sigillo dell’Fbi guardato a vista da men in black armati di pistola e croccantini.

Ma non tutti i gatti dei «Grandi della Terra» hanno avuto un’esistenza a cinque stelle: Humprey, ad esempio, la cui immagine baffuta era stata imposta dal primo ministro John Major sui cartoncini per gli auguri di Natale, fu infatti sfrattato in malo modo dalla residenza londinese quando a Major subentrò Tony Blair perché la moglie Cherie era allergica ai peli (non quelli di Tony ma del povero Humprey). Nessun pericolo per la salute invece se ci si limita, come nel nostro caso, alle avventure fumettistiche del rassicurante Gatto Felix e - ancor meglio - di quello sporcaccione di "Fritz, il gatto".

Nella categoria «leggende metropolitane», da evidenziare la storia (impossibile da verificare) di tale Cristoforo Colombo che, sostiene qualcuno, «decise di salpare alla scoperta del Nuovo Mondo con due gatti a bordo delle Caravelle».

Per sacra passione animale? No, per una ragione assai più profana: «La necessità di usarli per dare la caccia ai roditori nelle stive dov’era conservato il cibo». Fedeli al detto: «Non c'è casa (e Caravella ndr) senza topi»...

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