Player spaziale unico, molta passerella poca sostanza. "I tempi sono lunghi"

Una buona notizia per il comparto delle Pmi dello spazio che come sottolineato dal Giornale nei giorni scorsi, molto avrebbe da perdere da un’eventuale unica grande azienda spaziale europea

Player spaziale unico, molta passerella poca sostanza. "I tempi sono lunghi"
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L’incontro all’Antitrust Ue di Leonardo, Thales e Airbus per sondare la possibilità di dare vita a un unico player spaziale che unisca le attività delle tre aziende sarebbe stata poco più di una passerella. “È ancora troppo presto per avere un via libera europeo”, spiega una fonte di settore.

Il progetto di integrazione delle attività spaziali dei tre gruppi, incentrato sulla costituzione di una joint venture sul modello Mbda, in cui ciascuno dei tre soggetti (uno italiano e due francesi) deterrebbe una quota pari a un terzo, manca ancora di sostanza industriale (e di una governance chiara). L’incontro di mercoledì è stato quindi fondamentalmente interlocutorio per capire il perimetro di una eventuale newco che non vada ad accendere il semaforo rosso di Bruxelles.

Anche gli analisti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo in una nota sul progetto parlano “di tempi lunghi anche alla luce dei difficili rapporti che corrono attualmente tra Italia e Francia (vedi caso Stm, ndr)”. Una buona notizia per il comparto delle Pmi dello spazio che come sottolineato dal Giornale nei giorni scorsi, molto avrebbe da perdere da un’eventuale unica grande azienda spaziale europea. In ballo ci sono commesse milionarie che uscirebbero dal radar della nostra industria spaziale.

Un pallino, quello delle alleanze europee che anima l’ad di Leonardo, Roberto Cingolani, anche su altri fronti . “Per il successo di ReArm Europe non sarà importante solo l’ammontare degli investimenti, ma servono dei cambiamenti strutturali”, spiega il ceo “Dovremmo co-finanziare parte degli armamenti insieme e passare gradualmente a un acquisto europeo. Sistemi d’arma come carri armati, aerei da combattimento, fregate o droni devono essere integrati a livello europeo, indipendentemente dal produttore. E poi servirebbe un sistema di approvvigionamento comune».

Un progetto che secondo il fisico, non è in contraddizione con una nuova Nato che “necessita di diversi attori forti, oltre agli Stati Uniti.

L’Europa dovrebbe essere uno di questi. Finora è stata troppo orientata verso gli Stati Uniti, dobbiamo riequilibrare il sistema, il che rafforzerebbe complessivamente l’alleanza militare», ha detto ieri il ceo in una intervista a Der Spiegel.

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