"Ecco i miei ritratti in musica. All'Eurovision porterò l'armonica"

La rivelazione di Sanremo pubblica il disco "Volevo essere un duro"

"Ecco i miei ritratti in musica. All'Eurovision porterò l'armonica"
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Lucio Corsi, la sua popolarità è passata da 0 a 100 nel tempo di un Sanremo.

«Questo momento me lo sto vivendo bene e non penso neanche mi servisse una corazza più grande per vivermelo così».

Oggi venerdì 21 esce il nuovo disco.

«Volevo essere un duro».

Come fa a essere un duro stavolta?

«Ho cercato di cambiare un po' l'approccio nei miei testi, ho cercato di parlare delle persone in modo più diretto».

Perché?

«Perché lo facevano tanti cantautori che amo, da Ivan Graziani a Lucio Dalla. Oggi invece nelle canzoni si parla più di momenti e di stati d'animo».

Spesso si usa volgarità e violenza.

«Le parole usate nel rap e nella trap servono a sfruttare il ritmo delle parole e la sintesi».

Lucio Corsi non parla, fluttua invece tra le parole, sale e scende dalle immagini, ha un tono e un modo quasi collodiano nello spiegare i perché e i percome oggi lui è la nuova sensazione, la new sensation che è appigliata alle vecchie, di sensazioni, quelle della canzone d'autore italiana più ribelle e trasversale e al rock o al folk che hanno messo forza anche nei versi e non solo nella chitarra. E difatti presenta il disco «alla vecchia maniera», ossia suonando e parlando, seduto al piano o con la chitarra a tracolla, come un venditore che crede nel proprio talento e si concentra solo su quello, sulla musica, sui versi, sui concerti «che non vedo l'ora» e che aspetta la prima pausa per iniziare a cantare «Sono nato a mezzogiorno tra le braccia di mia madre»... Una boccata d'ossigeno in un circo pop sempre più ansiogeno.

La prima reazione quando ha saputo che le sarebbe toccato anche l'Eurovision di Basilea in maggio?

«Ero in ballo e voglio continuare ballare».

Come sarà?

«Vado lì senza tanti fronzoli, la mia partecipazione sarà incentrata sulla canzone, senza altri fuochi d'artificio. Al massimo porterò con me una armonica, visto che lì ci si esibisce su base musicale».

Si porta anche Topo Gigio?

«No, lui ha tante cose da fare... (sorride, ndr). Abbiamo fatto l'esibizione di Sanremo, ma poi tutto è finito lì. Con me verranno Francesco Cerutti, alias Francis Delacroix, e Tommaso Ottomano».

Avrà appena finito un tour nei club, già tutto esaurito.

«Saremo in sette sul palco e non vedo l'ora. A Sanremo ho sofferto molto i cosiddetti in ear (gli auricolari che ormai si usano sul palco, ndr) e quindi dal vivo avrò i cari vecchi monitor per terra davanti a me».

Suonerà anche all'Ippodromo delle Capannelle per il Rock in Roma e a quello Snai per la Milano Summer Festival.

«E lì vorrei con me una formazione allargata con una sezione di fiati. Sai che bello girare con la chitarra elettrica in mezzo ai fiati».

Nel video di Volevo essere un duro appaiono anche Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini. Verranno a trovarli anche dal vivo?

«Penso di sì, io glielo chiedo».

Un artista rom le ha chiesto di modificare il testo di Altalena Boy perché contiene il termine «zingaro» in modo dispregiativo (letteralmente: «C'è chi dice: L'hanno preso gli zingari e l'han portato in un campo fuori Roma». Un tantino esagerato.

«È un pezzo uscito dieci anni fa. Le canzoni raccolgono anche voci di piazza, non sono prese di posizione».

La copertina del disco è un quadro.

«È di mia mamma, l'ha dipinto prima che io nascessi».

Che cosa raffigura?

«Non ha titolo e non le ho chiesto neanche che cosa voglia significare, ognuno gli dà la propria interpretazione».

Lucio Corsi ha mai dipinto?

«Quand'ero piccolo disegnavo molto, poi ho smesso per la musica».

Lei è nato e cresciuto in provincia di Grosseto.

«Dove devi imparare a convivere con la noia e dove la noia ti dà lo stimolo per fuggire».

Infatti adesso vive a Milano.

«Ci sto bene ma ho sempre sofferto la gran quantità di persone. E comunque è una fortuna sapere di poter tornare in Maremma quando posso».

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