Concessioni allo Zar (subito smentite). Sospetti di Kiev e Ue sul "tifo" del tycoon

Molte zone d'ombra nella telefonata con il Cremlino. Lo stop agli invii di armi e al tracciamento dei 35mila minori ucraini deportati. Entrambi poi negati da Trump

Concessioni allo Zar (subito smentite). Sospetti di Kiev e Ue sul "tifo" del tycoon
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Qualunque sia il livello degli accordi tra Donald Trump e Vladimir Putin che rimangono sconosciuti perfino ai loro entourage, è sempre più evidente anche agli osservatori esterni la presenza di zone d'ombra nell'attuale dialogo russo-americano. Aspetti poco chiari o contraddittori che solitamente fanno pendere la bilancia in favore della parte russa, confermando preoccupazioni e sospetti di parzialità da parte del presidente degli Stati Uniti che inquietano non solo com'è ovvio - l'Ucraina, ma anche l'Europa.

Si diffonde da un lato la percezione che in questa fase Trump conceda troppo a Putin per scelta preconcetta, dall'altro che il presidente-autocrate russo stia comunque riuscendo a condizionarlo oltremisura. È questo il caso del delicato tema della fornitura di armi americane a Kiev, con il Cremlino che ha diffuso ambiguamente la voce che il leader russo abbia effettivamente chiesto al presidente Usa la fine dell'assistenza militare all'Ucraina. Questo ha obbligato Trump a una pubblica smentita («Al telefono abbiamo parlato di tante cose, ma non di aiuti» ha chiarito in un'intervista l'inquilino di Pennsylvania Avenue) e spinto l'Alto rappresentante Ue Kaja Kallas a dichiarare preoccupata che «della Russia non ci si può fidare, forse ora lo vedono anche gli americani ed è lecito chiedersi cosa succederà».

Altre rilevanti questioni mostrano però con preoccupante chiarezza che al Cremlino hanno fondate ragioni per compiacersi della sintonia con la nuova amministrazione americana. Pochi giorni fa lo aveva confermato la decisione di chiudere Voice of America, storica emittente radio destinata al pubblico della Russia e dell'Europa orientale, notoriamente detestata da Putin. Adesso Reuters riporta che almeno sette agenzie Usa di sicurezza nazionale hanno interrotto le loro attività coordinate, a suo tempo stabilite dall'ex presidente Joe Biden anche con corrispondenti agenzie europee, per contrastare sabotaggi, disinformazione e attacchi informatici russi. Ciò significa una scelta precisa di Trump, che andrebbe interpretata per la sua gravità, di allentare la pressione sulla guerra ibrida condotta da Mosca anche contro l'Europa.

Il Washington Post aveva poi scritto che il presidente Trump ha bloccato senza darne pubblicità, su richiesta di Elon Musk, il programma dell'Università di Yale che tracciava identità e posizioni di 35mila bambini ucraini rapiti e deportati in Russia e che aveva permesso il rimpatrio di centinaia di loro. È questo uno dei più gravi crimini di guerra commessi in Ucraina su ordine di Putin, e per il quale il dittatore di Mosca è ufficialmente ricercato dalla Corte Penale Internazionale dell'Aia. Ma Trump ha smentito anche questo, dicendo di aver assicurato a Zelensky che lo aiuterà a rimpatriare i piccoli ucraini.

Non ultima, la questione della collaborazione di fatto tra Mosca e Washington per sostituire Volodymyr Zelensky con un presidente ucraino gradito a Putin. Nelle scorse settimane, rivela il sito Politico, il figlio di Trump Donald jr.

, il genero Jared Kushner, il giornalista filorusso Tucker Carlson e perfino l'inviato di Trump Steve Witkoff hanno avuto colloqui segreti con possibili rivali politici di Zelensky. L'obiettivo è di individuare il candidato migliore per sconfiggere Zelensky (che peraltro gode di popolarità altissima) in elezioni da far svolgere il più presto possibile.

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