
A Firenze il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta di archiviazione nel caso riguardante il toscano Massimiliano Scalas, 44enne affetto da sclerosi multipla, ordinando che il pubblico ministero, entro dieci giorni, formuli l'imputazione coatta di aiuto al suicidio a carico di Marco Cappato e di altri due esponenti dell'Associazione Luca Coscioni, Chiara Lalli e Felicetta Maltese. I tre ora dovranno affrontare un processo per aver accompagnato Scalas a morire in una clinica svizzera. Nel nostro Paese, infatti, l'aiuto al suicidio è reato punito con una pena da 5 a 12 anni di carcere.
Come già avvenuto altre volte in passato Cappato esprime la propria soddisfazione, sotto il piano squisitamente politico. "La nostra - spiega - è stata un’azione di disobbedienza civile. Con Chiara Lalli e Felicetta Maltese ci eravamo autodenunciati perché eravamo, e siamo, pronti ad assumerci le nostre responsabilità, nel pieno rispetto delle decisioni della magistratura, e nella totale inerzia del Parlamento. Continueremo la nostra azione fino a quando non sarà pienamente garantito il diritto alla libertà di scelta fino alla fine della vita, superando anche le discriminazioni oggi in atto tra malati in situazioni diverse".
Ancora una volta toccherà a un tribunale occuparsi di un caso legato al delicato tema del "fine vita", di cui non molto tempo fa si è occupata anche la Corte Costituzionale, che col suo intervento ha ampliato l'interpretazione del concetto di "trattamento di sostegno vitale".
Nel caso specifico Scalas non poteva essere considerato mantenuto in vita da un trattamento di sostegno vitale dal momento che, come si legge nell'ordinanza, occorre la "necessità dello stretto collegamento con la natura vitale dei trattamenti di sostegno, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte in un breve lasso di tempo". Inoltre, la giudice Agnese Di Girolamo rileva che, come stabilito nella sentenza 135 del 2024, la Consulta ha sottolineato la necessità di una valutazione da parte di una struttura pubblica del sistema sanitario nazionale. In altre parole, non si può decidere arbitrariamente se una persona rientri o meno nei requisiti previsti dalla legge italiana. Di fatto si nega valore alla verifica delle condizioni del paziente fatta in Svizzera.
La Consulta si occuperà di nuovo del tema
Mercoledì 26 marzo è in programma una nuova udienza in Corte costituzionale. I giudici dovranno esprimersi su due casi: quello di Elena, malata oncologica terminale, e quello di Romano, affetto da patologia neurodegenerativa che, come Massimiliano Scalas, richiedeva assistenza costante di terze persone per la sua sopravvivenza.
La parola alle Regioni
Giovedì 27 marzo, invece, si terrà la riunione della Conferenza Stato-Regioni, con all'ordine del giorno anche il tema del fine vita, dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale della Toscana della legge di iniziativa popolare dell'Associazione Luca Coscioni "Liberi subito".
L'avvocata Filomena Gallo (segretaria dell'Associazione Coscioni) e Marco Cappato hanno chiesto ai presidenti di Regione e agli assessori alla Sanità di emanare un atto che recepisca a livello nazionale le regole approvate dalla Regione Toscana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.