Schlein in confusione sull’Europa e la guerra. Cresce il pressing per un congresso straordinario

Il fondatore Zanda stronca la segretaria: "Non in linea con il Pse"

Schlein in confusione sull’Europa e la guerra. Cresce il pressing per un congresso straordinario
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Sembra che attorno a Elly Schlein stia per materializzarsi la tempesta perfetta. Il «no» sonoro della segretaria al piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen spacca il partito. Ma ci sono anche i temi sociali. In prima battuta il referendum sul jobs act. E, dopo i segnali, stanno cominciando ad arrivare i primi smottamenti concreti. Dopo l’addio di Annamaria Furlan, arriva la mossa di Luigi Zanda, uno dei 45 fondatori del Pd.

L’ex capogruppo al Senato getta il cuore oltre l’ostacolo e auspica un congresso straordinario. Lo dice, in un’intervista a La Stampa, prendendo le mosse dalle recenti divisioni sulla politica estera. La bocciatura, da parte di Schlein, del piano von der Leyen sulla difesa europea, non poteva passare inosservata, agli occhi della minoranza interna. «Davanti alla straordinarietà della fase storica che stiamo vivendo, l'unico luogo nel quale un dibattito di questo rilievo possa svolgersi in modo franco e trasparente è un congresso straordinario», spiega Zanda. Che poi piazza la stoccata contro Schlein: «Mentre abbiamo la guerra in Europa e nel Mediterraneo, la principale preoccupazione del Pd è stata quella di bocciare la presidente della Commissione europea. Assumendo una posizione che non coincide con quella del Pse».La stessa sottolineatura, quella dell’allontanamento dalla famiglia dei progressisti Ue, fatta giovedì dall’europarlamentare Pina Picierno

, in un’intervista al Quotidiano Nazionale. Il giorno prima c’era stata la tirata d’orecchi di Paolo Gentiloni, che si è detto decisamente a favore del piano von der Leyen.Movimenti contestuali all’insistenza di Schlein sul no al Rearm Europe, ribadita proprio tre giorni fa dalla segretaria a Bruxelles, all’incontro con i socialisti europei. «La rincorsa di Schlein a Conte ci sta isolando dalla sinistra in Europa», mugugnano dal fronte riformista. Ed ecco Zanda, che non fa giri di parole e chiede un cambio di cavallo alla guida del partito: «Il Pd ha davanti a sé delle scelte che nel marzo 2023 non erano immaginabili. E infatti allora fu scelto un gruppo dirigente chiamato ad innovare il partito dall'interno e non a fronteggiare un mondo in mutamento così radicale».

Dall’altro lato, un altro «grande vecchio», ma della sinistra dem, si allinea al no di Schlein a von der Leyen. «La parola “riarmo” che sta allegramente trascinando l'iniziativa di alcuni leader democratici europei non mi piace, altra cosa è parlare di difesa comune», dice Goffredo Bettini al Quotidiano Nazionale. Ma Schlein appare circondata. Il controcanto riformista viene visto con favore dalle parti del M5s. Con i pentastellati che sperano in un Pd ricalibrato verso il centro per poter occupare più spazi politici. In mezzo la disfida delle piazze. I dem andranno in ordine sparso e con parole d’ordine diverse tra loro all’iniziativa pro-Ue di Michele Serra del 15 marzo e Conte sarà in corteo solitario il 5 aprile.


Mentre, più sul fronte del jobs act e dopo il no del Pd alla pdl sulla partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa, si è registrato l’addio dell’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan, passata a Italia Viva di Matteo Renzi. Lo stesso approdo, temono al Nazareno, potrebbe essere raggiunto da altri scontenti del correntone riformista.

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