L'architettura riprogetta il futuro alla Biennale

Il curatore Carlo Ratti: "Per adattarci servono tante forme di intelligenza"

L'architettura riprogetta il futuro alla Biennale
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Visionaria fin dalla presentazione, questa 19esima Biennale Architettura affidata alla mente veloce di Carlo Ratti. Intelligens. Natural. Artificial. Collective è il titolo della Mostra Internazionale di Architettura che aprirà il 10 maggio alle Corderie dell'Arsenale e «in tutta Venezia, che diventerà un laboratorio vivente», dice subito Ratti, uno che ha affrontato la chiusura temporanea del Padiglione Centrale, in fase di ristrutturazione, con spirito di «adattamento», altra parola chiave del suo discorso programmatico di ieri, in cui ha presentato un programma denso e applaudito dal presidente Pietrangelo Buttafuoco. Quest'ultimo ha sottolineato l'attualità (anzi, «il dovere politico») di un progetto come questo della Biennale «davanti alla distruzione in Birmania, in Ucraina, a Gaza»: Buttafuoco ha parlato di «domicidio» e della necessità «di offrire, attraverso l'architettura, l'esercizio costante di quella magnifica libertà che è lo spirito critico». Occhialetti tondi, camicia scura e inglese fluente, Ratti ha citato l'alluvione di Valencia, la siccità in Sicilia, gli incendi di Los Angeles spiegando che l'architettura non può più mitigare la situazione: si deve adattare, «ripensando il modo in cui si progetta il mondo, perché il mondo è cambiato». C'è bisogno, come suggerisce il titolo della sua mostra, della collaborazione di diversi tipi di intelligenza: per questo dice Ratti - «sarà una Biennale dinamica e inclusiva» (oltre 750 i partecipanti tra architetti, ingegneri, scienziati, artisti, filosofi) e con un fitto programma pubblico (si chiama «Gens» e invaderà Venezia, non più mera spettatrice ma protagonista).

All'Arsenale il progetto dello studio berlinese Sub creerà suggestive connessioni tra le varie sezioni, con focus sul clima (niente pessimismi grazie all'installazione di Michelangelo Pistoletto che evocherà il Paradiso) e sulla demografia, riflessioni sui materiali e persino robot umanoidi per immaginare il futuro dell'edilizia, senza dimenticare i laboratori (anche con l'Esa e la Nasa) in città, per una Biennale diffusa nei sestieri. Il Padiglione Italia, curato da Guendalina Salimei alle Tese delle Vergini, riflette sulla relazione tra il nostro Paese e il Mediterraneo (Terrae aquae.

L'Italia e l'intelligenza del mare il titolo), quello della Santa Sede a Santa Maria Ausiliatrice sarà un'Opera aperta e ben 66 Padiglioni nazionali (4 le nuove partecipazioni: Repubblica dell'Azerbajan, Sultanato dell'Oman, Qatar e Togo) vivranno tra i giardini e il centro storico. Dalla Laguna, «luogo che non era nato per gli uomini, ma che è stato trasformato dalla loro intelligenza» e dalla fragilissima Venezia, si apre un laboratorio per ripensare il futuro dell'abitare.

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