Un despota che massacra la storia (e i popoli)

Putin ha rivendicato all'Unione Sovietica di Stalin il merito di aver cacciato gli aguzzini hitleriani

Un despota che massacra la storia (e i popoli)
00:00 00:00

Vladimir Putin è preso tra due fuochi: nell'uno fiammeggia la brama di recuperare per se stesso una rispettabilità internazionale cui non ha diritto, nell'altro la volontà di attribuire all'Unione Sovietica, di cui pur non essendo un comunista è ardente nostalgico, dei meriti storici. Alla prima esigenza potrebbe presto provvedere Donald Trump, discutendo con lui da pari a pari del destino dell'Ucraina che egli ha ordinato di invadere quasi tre anni fa: questo riconoscimento di ruolo con annessa ripulitura d'immagine è per il dittatore del Cremlino non meno importante di riuscire ad annettere alla Russia pezzi di Ucraina con il via libera della Casa Bianca. Alla seconda, invece, ha provveduto personalmente, sfruttando l'occasione offerta dall'ottantesimo anniversario della liberazione del lager nazista di Auschwitz.

Putin ha rivendicato all'Unione Sovietica di Stalin il merito di aver cacciato gli aguzzini hitleriani: «Ricorderemo sempre ha detto che è stato il soldato sovietico a schiacciare il male terribile e totale». E poi ha aggiunto una frase che deve essergli sembrata molto furba, e che forse lo è: «La Russia farà di tutto per prevenire la diffusione dell'antisemitismo, della russofobia e di altre ideologie razziste». Antisemitismo e cosiddetta russofobia sullo stesso piano dunque. Come se non fosse vero che nel mondo non esiste alcuna «russofobia» e alcun razzismo verso il popolo russo, ma un più che legittimo (perché storicamente fondato) timore dei Paesi che il destino ha voluto vicini della Russia nei confronti della sua tendenza alla violenza imperialistica.

Ma torniamo al tema del male assoluto schiacciato dai sovietici ad Auschwitz. È doveroso ricordare che, mentre l'Armata Rossa contribuiva a sconfiggere il nazismo, in Unione Sovietica milioni di persone languivano e morivano in campi di lavoro riservati alle vittime di un'altra forma di infame razzismo: quello politico elevato a ideologia di Stato da Lenin e da Stalin. Ed è ancor più giusto sottolineare che Vladimir Putin è la stessa persona che ha proibito d'autorità le attività dell'associazione Memorial, che ricorda ai cittadini russi i crimini commessi nei Gulag sovietici, che ai Lager nazisti avevano ben poco da invidiare; che con grotteschi pretesti ha fatto chiudere il Museo del Gulag di Mosca e condannato a 15 anni di carcere il quasi settantenne fondatore di Memorial, Yuri Dmitriev; che ha da molti anni sbarrato le porte degli archivi del Cremlino agli studiosi per impedire di approfondire i crimini di quello Stalin la cui memoria ha deciso di riabilitare.

Putin è anche lo stesso che martirizza ogni giorno almeno tre popoli.

Il suo, ridotto a vittima scientificamente disinformata e imbavagliata di una dittatura guerrafondaia; quello ucraino, da tre anni devastato dalla brutalità del suo esercito e che egli odia disperatamente perché gli resiste; e quello bielorusso, attraverso il suo proconsole e vassallo Lukashenko. Ai suoi occhi, tutti mali non assoluti e nemmeno relativi, evidentemente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica