
L'incontro di oltre quattro ore andato in scena al Diriyah Palace a Riad ha visto la partecipazione, su fronti opposti, di due dei più stretti collaboratori del presidente americano Donald Trump e del suo omologo russo Vladimir Putin. Si tratta rispettivamente di Steve Witkoff, inviato del tycoon per il Medio Oriente, apparso al fianco del segretario di Stato Marco Rubio e del consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz, e di Kirill Dmitriev, capo del fondo della Federazione per gli investimenti diretti, arrivato nella capitale saudita con Sergey Lavrov, il ministro degli Esteri della Russia, e Yuri Ushakov, il consigliere per la politica estera dello zar.
Il negoziatore di Trump
Il primo incontro tra esponenti delle due superpotenze da tre anni a questa parte può essere definito come un vertice tra “maghi”. La definizione è dell’ambasciatore Roger Carstens, inviato speciale per gli affari degli ostaggi di Joe Biden, il quale nei giorni scorsi ha affermato al Corriere della Sera che negli studi dei negoziati c’è una “teoria dei re e dei maghi: i re sono i capi di Stato, con le loro posizioni che sembrano a volte inflessibili e i maghi sono le rarissime persone capaci di accorciare le distanze tra i due lati”. “Da quello che ho visto nelle ultime settimane”, ha detto Carstens, “Witkoff appartiene alla categoria dei maghi”. E in tale categoria si può inserire senza dubbio anche Dmitriev.
Scorrere i profili dei due uomini aiuta a comprendere quanto la loro presenza in un team, sulla carta, di pesi massimi non sia affatto secondaria. Witkoff, imprenditore immobiliare miliardario è amico di lunga data di Trump. L’amicizia tra i due businessman risale al 1986 quando l’attuale inviato speciale comprò un panino in un locale al futuro presidente sprovvisto di portafoglio. Nonostante non abbia avuto precedenti esperienze nel campo della diplomazia, Witkoff è riuscito a portare a casa alla vigilia dell’insediamento di The Donald il cessate il fuoco tra Israele e Hamas e il rilascio, pochi giorni fa, dell’insegnante della Pennsylvania Marc Fogel detenuto nelle carceri russe dal 2021. Una liberazione ottenuta dopo un colloquio con Putin durato diverse ore.
“È un grande negoziatore”, ha detto Trump di Witkoff che lo ha nominato inviato speciale per il Medio Oriente ma che nel frattempo sembra aver messo in ombra un’altra figura, quella del generale in pensione Keith Kellogg, designato ufficialmente dalla Casa Bianca come l’inviato speciale per l’Ucraina. Alcuni commentatori citati dal Kyiv Independent ritengono che le posizioni pro Kiev espresse da Kellogg lo abbiano reso sgradito a Mosca rilanciando così la figura del miliardario. Il Cremlino potrebbe dunque ritenere Witkoff, la cui visione del conflitto nell’Europa orientale non è altrettanto chiara, un interlocutore perfetto.
Il consigliere dello zar
Sul fronte opposto, il “mago” Dmitriev, nato nella capitale ucraina quando era ancora parte dell’Unione Sovietica, è il più “occidentale” dei negoziatori russi. Vanta studi a Stanford e ad Harvard e ha ricoperto incarichi in Goldman Sachs e McKinsey & Co. Il Wall Street Journal sottolinea la sua assoluta lealtà a Putin con il quale intrattiene stretti legami commerciali, pur non avendo fatto carriera nei servizi di sicurezza della Federazione, e i suoi rapporti con gli alleati del presidente americano. La moglie di Dmitriev è un’amica intima e in affari con la figlia minore dello zar, Katerina Tikhonova.
“Putin ha incluso un negoziatore del genere nel suo team che, come molti banchieri d’investimento, è molto pragmatico in grado di parlare in termini di scambi e accordi”, afferma l’analista politico di Mosca Andrei Kolesnikov. In effetti il numero uno del Fondo russo per gli investimenti diretti non si è seduto al tavolo delle trattative ma il Cremlino ha fatto in modo che la sua presenza non passasse inosservata per segnalare il peso che hanno gli aspetti economici, in particolare le sanzioni e il loro possibile allenamento, sul dossier ucraino. La sua partecipazione avrebbe inoltre contribuito a mettere a suo agio Witkoff che ha definito Dmitriev un “gentiluomo” e con il quale condivide la passione per gli affari. "Parlano la stessa lingua", ha detto dei due negoziatori John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump.
Stando a quanto reso noto dal fedelissimo di Putin, sotto sanzioni da parte del dipartimento del Tesoro Usa dal 2022, non si è parlato delle misure punitive ma la Russia ha presentato proposte per accordi di cooperazione nella regione dell'Artico. Un elemento che non basta a placare le polemiche per l'esclusione del presidente ucraino Zelensky, e degli europei, dal tavolo delle trattative.
Tanto più che, come rivelato da Bloomberg, il principe ereditario saudita Bin Salman avrebbe voluto includere nei colloqui il leader di Kiev ma ha dovuto cedere al niet di Russia e Stati Uniti. Spetterà adesso ai "maghi" Witkoff e Dmitriev recuperare il dialogo con Zelensky e coinvolgerlo nella prossima fase delle trattative. Sempre che i loro "re" siano d'accordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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