Palazzopoli a Milano, la nomina del dirigente inguaia anche Sala. "Scelto un indagato"

I pm: Marinoni, nonostante fosse sotto accusa, messo alla guida della commissione Paesaggio

Palazzopoli a Milano, la nomina del dirigente inguaia anche Sala. "Scelto un indagato"
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Ce n'è anche per il sindaco Beppe Sala, nelle carte dell'inchiesta che ha portato agli arresti per corruzione l'ex capo dell'Urbanistica milanese Giovanni Oggioni. Il sindaco non è indagato, né per ora lo è il suo assessore alla Casa Guido Bardelli, che pure i magistrati accusano di «compenetrazione» con gli interessi di Oggioni e dei costruttori privati. Ma in una nota alla richiesta di arresto i pm sottolineano come il 16 dicembre scorso Sala abbia nominato Giuseppe Marinoni alla guida della commissione Paesaggio, quando era già indagato ed era stato perquisito dalla Guardia di finanza in una delle inchieste della Procura sull'urbanistica. Eppure le notizie sui suoi guai giudiziari, come quelle su Oggioni, erano note dal 14 novembre.

È un passaggio delle carte che racconta bene la lettura che in Procura viene data della responsabilità della giunta di Palazzo Marino nel malaffare scoperto nel cuore del settore più delicato della macchina comunale, l'Urbanistica: non una complicità diretta, ma avere lasciato mano libera - in nome dello sviluppo urbano - ai protagonisti degli accordi sottobanco con i progettisti e con la potente Assimpredil, l'associazione dei costruttori ora anch'essa sotto inchiesta. Da questo asse nasce il via libera alle decine di autorizzazioni edilizie al centro delle indagini della Procura. Almeno undici dei progetti erano presentati da imprese iscritte all'associazione.

Due alti funzionari di Assimpredil, il direttore generale Gloria Domenighini e il vicedirettore Andrea Lavorato sono sotto inchiesta, la presidente Regina De Albertis è stata perquisita mercoledì mattina. Nel mirino c'è il contratto di consulenza da 178mila euro siglato dall'associazione con Oggioni, che per il pm aveva lo scopo di «agevolare le pratiche edilizie riferite agli associati di Assimpredil». Un conflitto di interessi che Oggioni avrebbe dovuto rendere noto, e per non averlo fatto è indagato anche per falso in atto pubblico. L'associazione dovrà rispondere dei rapporti trattenuti con l'alto dirigente comunale, in palese violazione dei doveri di «correttezza e trasparenza» previsti dal codice etico.

Oggioni - che oggi verrà interrogato oggi dal giudice preliminare Mattia Fiorentini - riusciva a occupare un triplice ruolo: funzionario comunale, consulente dei costruttori, segretario dell'Ordine degli architetti (di cui, secondo la Procura, era di fatto il dominus). In questa veste riusciva a controllare la commissione Paesaggio, passaggio obbligato di tutti i progetti edilizi. In cambio del contratto di consulenza, era asservito agli interessi dei costruttori: «Oggioni è a completa disposizione di Lavorato al quale assicura notizie in tempo reale sull'andamento degli iter che interessano Assimpredil (...) non c'è occasione in cui Oggioni imponga un rifiuto all'interlocutore».

Spalla fissa di Oggioni è Marco Cerri, architetto, che ha il doppio ruolo di progettista e di componente della commissione Paesaggio: «Ciò che muove Cerri è la costante ricerca del privilegio, conferitogli dalle relazioni personali con funzionari pubblici (con cui costituisce delle consorterie) e politici che lo facilitano nell'intessere traffici di influenza». Una versione moderna, si potrebbe dire, di quello che all'epoca di Tangentopoli si chiamava «architetto da riporto», specializzato nell'ottenere le concessioni edilizie.

Ma Oggioni e Cerri, dice la Procura, erano solo la punta dell'iceberg: «il loro operato si inserisce in un sistema di elevata pericolosità sociale, fondato sul falso e sull'esercizio arbitrario delle funzioni pubbliche, dal quale incessantemente da anni scaturiscono approvazioni e realizzazioni di interventi edilizi

illegittimi. Lottizzazioni abusive che stravolgono le zone interessate, assistite da fasulli titoli edilizi formati al di fuori della legge dagli organi comunali preposti». Era questo, dice la Procura, il famoso «modello Milano».

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