
Per le pmi del settore difesa l'accesso al credito è un rebus complicato, quando non impossibile da risolvere. I vincoli etici degli istituti rappresentano una barriera all'entrata che, se condivisibile in via di principio, non può e non deve rappresentare un ostacolo insormontabile come oggi. Alla luce dell'epoca che stiamo vivendo e alla luce dell'importanza strategica e dei numeri dell'industria del nostro settore, chiediamo anzitutto al Ministero dell'Economia e delle Finanze, prima, e all'Abi dopo, di por mano a una profonda e urgente riflessione al proprio interno. Non può esservi un muro ideologico' incapace di distinguere caso per caso. Anche perché l'industria di Difesa, Aerospazio e Sicurezza non può essere liquidata banalmente, come in un film di Alberto Sordi, semplicemente come industria delle armi. E non si può ignorare l'orizzonte verso il quale è indirizzata l'UE alla luce del vertice Nato previsto per giugno, nel quale presumibilmente si porrà mano alla percentuale di spesa militare degli Stati membri rispetto al Pil.
Allo stesso tempo non si può ignorare, celandosi dietro un velo d'ipocrisia da anime belle', che la domanda di armamenti cresce ormai da anni in tutto il mondo e, anche per effetto di questa sollecitazione statunitense, incentiverà il blocco occidentale ad assicurarsi un'offerta adeguata. Per l'Italia è giunto dunque il momento di ripensare l'accesso al credito e questo crediamo non debba essere lasciato all'iniziativa dei singoli istituti. Anche per la caratteristica bancocentrica dell'economia italiana, occorre che non solo le grandi banche ma l'Associazione bancaria italiana voglia promuovere un confronto su questo nodo. La riflessione non può coinvolgere solo Abi e Aiad, evidentemente, ma come accennato deve estendersi anche al Mef visto che esiste anche un tema di eticità' a cascata tra il settore pubblico e le banche. A tal proposito mi appello alla lungimiranza del ministro Giorgetti e alla circostanza che anche in seno all'Ue si è aperta in modo molto serio e concreto una discussione tesa a rivedere le politiche di investimento in questo settore strategico.
Ma bisogna fare presto, il mondo non ci aspetta e la situazione di stallo economico non aiuta. Rinunciare a occasioni di sviluppo e competitività legandosi da soli una palla di piombo al piede prima di una gara di velocità non ha senso.*Presidente Aiad Federazione Aziende Aerospazio, Difesa e Sicurezza
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