Meloni allontana l'Ue dall'abbraccio con la Cina. Ma vuole garanzie sui dazi

La strategia della premier in vista della visita a Trump: niente tasse sulle eccellenze e più spesa per la Difesa

Meloni allontana l'Ue dall'abbraccio con la Cina. Ma vuole garanzie sui dazi
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Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni giovedì 17 aprile volerà a Washington dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump con tre proposte nella valigia: l'impegno a svolgere una moral suasion su Bruxelles per tenere congelati i contro dazi di Bruxelles, lo stop a ogni ipotesi di abbraccio mortale tra Italia e Cina e la garanzia di un aumento delle spese militari fino al 2 % del Pil. In cambio la leader di Fratelli d'Italia proverà a strappare un primo segnale di apertura da parte dell'amministrazione Usa. Tradotto lo stop ai dazi Usa (per ora congelati per 90 giorni) su alcuni prodotti tra cui vino, pasta e farmaci, di cui l'Italia è leader nelle esportazioni.

Meloni prepara la missione negli Usa, la prima ufficiale (ci fu il blitz sul caso di Cecilia Sala) da quando il tycoon è ritornato alla Casa Bianca, con l'obiettivo dichiarato di poter dimostrare il feeling con il nuovo presidente Usa. E quindi il segnale che proverà a ottenere la premier, anche per spazzare via gli attacchi feroci di Schlein, Fratoianni e Bonelli, è quello di allentamento anche simbolico delle misure varate da Trump e congelate per 90 giorni. Sul tavolo Meloni è pronta a mettere una doppia contropartita. La prima prevede l'impegno dell'Italia a far salire la spesa militare fino al 2 % nei prossimi 3 anni. La seconda, quella che in queste ore più sta a cuore al presidente Usa, è la linea netta di smarcamento dell'abbraccio tra Bruxelles e Pechino. E in questa seconda contropartita, va letta la visita a sorpresa di ieri del leader spagnolo di Vox Santiago Abascal a Roma per un faccia a faccia contro Meloni. Incontro che arriva all'indomani della missione a Pechino del premier spagnolo Pedro Sánchez. È un segnale chiaro che Meloni manda sia alla Cina che agli Stati Uniti. Il governo italiano è fermo sulla linea del no a Pechino. Il canale con gli Usa resta quello privilegiato. E soprattutto l'Italia non vuole prendere parte, schierandosi al fianco del Dragone, nella guerra commerciale tra Usa e Cina. Linea ribadita ieri dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Il nostro principale interlocutore sono gli Stati Uniti». La visita tenuta nascosta fino all'ultimo è stata rivelata con tanto di foto proprio da Abascal su X: «A Roma, sempre benvenuti. Un paio d'ore molto interessanti per scambiare impressioni con un amico e alleato eccellente: Giorgia Meloni. L'Italia è senza dubbio una nazione fortunata e ben governata, nonostante i tempi turbolenti in cui viviamo». L'abbraccio Meloni-Abascal si presta anche a una seconda lettura. Il capo di Vox fa parte del gruppo dei Patrioti in Europa il cui leader Victor Orbán si è astenuto sulla decisione dell'Ue di varare i contro dazi agli Stati Uniti. È un altro segnale distensivo verso Trump. Meloni fino al 17 aprile ha ridotto al minino tutti gli impegni. È focalizzata con tutto lo staff sui dossier e soprattutto sulle carte da giocare a Washington. Resta aperta la questione gas. Trump vuole che l'Italia acquisti gas americano. Meloni dovrà dare una risposta nel corso della missione. Anche il leader della Lega Matteo Salvini intravede luci all'orizzonte della visita di Meloni a Washington: «È bello che sia il governo italiano a essere portavoce dell'accordo, del dialogo e unità. Bene fa Giorgia Meloni ad andare a Washington e a provare a essere sintesi tra gli Stati uniti e l'Europa. È una grande responsabilità ma vediamo di arrivarci preparati e di riavvicinare. Tra Cina e Usa, se l'Unione europea si mette a fare guerre e usare i bazooka economici, come qualche scellerato dice, per le nostre imprese e i nostri lavoratori la vedo male.

Quindi è una missione che porterà il dialogo e l'interesse comune sul tavolo». Più cauta invece la posizione del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che laconico glissa: «Meritiamo tanto ma non ci aspettiamo nulla».

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