
Si alza il tono della polemica dopo lo sbarco dei quaranta clandestini irregolari a Gjader in Albania. Le foto che ritraggono gli immigrati coi polsi legati hanno alzato il livello dello scontro politico. Dal ministro dell'Interno, però, arrivano parole rassicuranti. «L'uso delle fascette per i migranti in occasione del trasferimento in Albania è una normalissima pratica - spiega Matteo Piantedosi - , fa parte delle procedure operative che adottano in loro piena autonomia gli operatori. E non è da parte mia un prendere le distanze, perché rivendico e condivido». Il ministro, infatti, ricorda che le quaranta persone trasferite in Albania sono «oggetto di provvedimento di trattenimento in quanto, come prevede la legge, alla condizione di irregolarità amministrativa si aggiunge anche una valutazione di pericolosità».
Piantedosi, a Napoli per la riunione dei ministri dell'Interno del Med5, sottolinea che le fascette ai polsi si sono rese necessarie dal momento che tra le priorità c'è quella di assicurare l'incolumità degli operatori di polizia. E ricorda che tra gli stranieri sbarcati da Brindisi ci sono «anche casi di condanna per violenza sessuale, un caso di tentato omicidio, reati contro il patrimonio, furti, resistenza a pubblico ufficiale».
Infatti, dalla consultazione delle banche dati risulta in particolare che dieci di loro hanno precedenti penali per reati contro la persona (anche gravi, come tentato omicidio, violenza sessuale e lesioni), 16 per reati contro il patrimonio e 7 in materia di stupefacenti. I rimanenti hanno a loro carico violazioni in materia di immigrazione e false generalità.
La sottolineatura di Piantedosi risponde alle osservazioni dei responsabili del Tai (Tavolo asilo e immigrazione) che in una nota avevano avanzato dubbi sulla procedura di trasferimento a terra dei migranti parlando di «persone con documenti scaduti» e «destinatari di provvedimento amministrativo di espulsione».
Dopo Piantedosi interviene anche il vicepremier Matteo Salvini. Che replica: «Mi stupisce lo stupore di chi si stupisce. Se degli irregolari clandestinamente presenti sul territorio nazionale in via di espulsione con precedenti penali vengono accompagnati in un centro di rimpatrio in manette dove è il problema? Cosa dovevano fare, mettergli l'uovo di Pasqua in mano?».
Secondo la normativa nazionale devono essere trattenuti nei Cpr con priorità coloro che siano considerati una minaccia per l'ordine e la sicurezza pubblica o che siano stati condannati, anche con sentenza non definitiva, per i reati per cui è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza o di particolare allarme sociale.
«È ricominciato questo sadico gioco dell'oca sulla pelle dei migranti, che vengono presi da un centro in Italia e portati in Albania, senza che questo abbia alcun senso - commenta il segretario di +Europa Riccardo Magi -. Solo una enorme spesa, inutile da un punto di vista della possibilità di rimpatriali».
A
seguito dell'entrata in vigore il 28 marzo scorso del decreto sul contrasto all'immigrazione clandestina, i Cpr albanesi possono ora ospitare non solo i richiedenti asilo ma anche persone già trattenute nei Cpr italiani.
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