
Raggiungere la pensione con un assegno pari all'ultimo stipendio è un sogno per molti lavoratori, ma potrebbe essere più realizzabile di quanto si pensi, soprattutto per chi ha ancora molti anni di carriera davanti. Secondo un'analisi di Andrea Carbone, fondatore di Smileconomy, pubblicata su L’Economia del Corriere della Sera, il Tfr può giocare un ruolo chiave nella costruzione di una pensione adeguata, soprattutto se investito in un fondo pensione.
Il peso del Tfr sulla pensione futura
Per i lavoratori dipendenti più giovani, destinare il Tfr a una forma di previdenza integrativa potrebbe essere sufficiente per garantirsi una pensione pari al 100% dello stipendio. Per chi invece è più vicino all'età pensionabile, il solo conferimento del Tfr potrebbe non bastare, rendendo necessari versamenti aggiuntivi, il cui importo varia in base all’età e al profilo di rischio dell’investimento scelto.
Simulazioni effettuate su lavoratori di 30, 40 e 50 anni con stipendi netti tra 1.800 e 2.200 euro mensili mostrano che, grazie al requisito di pensione anticipata contributiva per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, l’età pensionabile oscilla tra i 65 anni e 3 mesi per i 50enni e i 67 anni e 2 mesi per i 30enni. In assenza di previdenza integrativa, il tasso di sostituzione (ossia il rapporto tra pensione e stipendio) si attesterebbe tra il 70% e il 72%.
L’integrazione del Tfr in un fondo pensione potrebbe portare queste percentuali fino al 105% per un 30enne che investa in una linea ad alto rischio (con l’80% del portafoglio in azioni globali e il 20% in obbligazioni governative europee). Per chi ha 40 o 50 anni, il tasso di sostituzione salirebbe tra il 77% e il 90%, con investimenti più prudenti. Tuttavia, per centrare il 100% dello stipendio, sarebbero necessari versamenti aggiuntivi: dai 119 euro mensili per un 40enne con profilo di rischio elevato, fino a 843 euro per un 50enne che opti per una linea a basso rischio.
L’impatto della crescita dei redditi
Le cose cambiano se si ipotizza che lo stipendio aumenti dell’1,5% sopra l’inflazione ogni anno. In questo scenario, pur avendo una pensione più alta in termini assoluti, il tasso di sostituzione si abbassa tra il 55% e il 61%, poiché l’assegno pensionistico non riuscirebbe a tenere il passo con la crescita del reddito. In questo contesto, il solo conferimento del Tfr potrebbe garantire un tasso di sostituzione tra il 66% per un 50enne con investimenti a basso rischio e l’82% per un 30enne con un portafoglio più aggressivo. Ne conseguirebbe un aumento dei versamenti aggiuntivi necessari per raggiungere il 100% dello stipendio: da 148 euro al mese per un 30enne con investimenti ad alto rischio, fino a 1.422 euro per un 50enne con strategia prudente.
Lezioni da trarre: iniziare presto e investire con criterio
Dall’analisi emergono due principi fondamentali per una pensione più sicura:
Il tempo è il miglior alleato: prima si inizia a destinare il Tfr a un fondo pensione, maggiore sarà il beneficio nel lungo periodo.
La crescita del reddito va considerata: se gli stipendi aumentano nel tempo, bisogna incrementare anche i versamenti nella previdenza integrativa per mantenere inalterato il rapporto pensione-reddito.
Ad oggi, solo il 22% del Tfr maturato nelle aziende tra il 2007 e il 2023 è stato destinato alla previdenza integrativa, mentre il restante 78% è rimasto nelle imprese (per le aziende con meno di 50 dipendenti) o nel Fondo di Tesoreria Inps (per quelle con oltre 50 dipendenti). Questo dato suggerisce che c’è ancora molta strada da fare per sfruttare appieno il potenziale di questa risorsa.
In un’epoca in cui la sicurezza previdenziale non è più garantita come in passato, valorizzare al meglio il proprio risparmio previdenziale è una scelta strategica per vivere con maggiore serenità gli anni della pensione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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