
Dei casi di bassa politica di cui più si parla in queste ore la risposta irosa di Romano Prodi a una giornalista e l'irresistibile desiderio di Fausto Bertinotti di tirare un oggetto contundente contro Giorgia Meloni la cosa che ci ha colpito maggiormente non sono i protagonisti, due anziani maschi di potere che non sono mai riusciti ad affrancarsi dal vizio atavico del patriarcato. Ma i coprotagonisti: i leccazampe - tutti di una generazione più giovane ma peggiore - che hanno minimizzato, giustificato se non addirittura elogiato i due gesti. Enrico Letta che lancia sorridendo l'hashtag #IoStoConRomano. Luca Bottura, uno che adora le risse da social, per il quale «Prodi ha fatto benissimo». Massimo Giannini - quarant'anni di giornalismo, 39 di cortigianeria - che applaude «la lezione di Prodi ai poveri sicari del giornalismo di regime». Massimo Gramellini e il nonno putativo Vecchioni che ridacchiano per la velata minaccia di Bertinotti...
Signori si diventa. Leccapiedi si nasce.
È la ghenga dei lusingatori, ruffiani e lacchè che nobilitano la parte migliore della sinistra peggiore. Gli ultimi a dire la verità, saranno i primi a tradire. Gli ultimi a prendere le distanze, i primi a calunniare.
Figure senza alcuna forza se non la propria debolezza e alla fine inoffensive (l'adulazione è un delitto senza
vittime: è utile a chi lo commette e piace molto a chi lo subisce), i lecchini oggi sono talmente ossessionati da un fascismo inesistente da non accorgersi che è così che muore la libertà. Sotto scroscianti applausi.I loro.
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