
La Juventus in vendita? Ieri il titolo in Borsa è salito del 9,5% dopo il buon risultato della squadra contro l'Inter, l'annuncio dell'ingresso di un nuovo socio di minoranza e, soprattutto, l'indicativa intervista al Corsera a Paolo Ardoino, amministratore delegato di Tether, la società che emette Usdt, la stablecoin più nota nel circuito mondiale delle criptovalute e il cui titolare è Giancarlo Devasini, imprenditore monferrino, con un patrimonio di 9 miliardi di dollari che lo ha posto in quarta posizione nella classifica delle persone più ricche d'Italia.
Ardoino ha spiegato la scelta di Tether, non senza un po' di folklore: «Siamo tifosi e abbiamo la capacità finanziaria per sostenere la Juve nei prossimi 2000 anni» ha precisato. In attesa della scadenza 4025, sarebbe forse più opportuno un intervento più immediato sui conti del club, considerati debiti, perdite, difficoltà a trovare uno sponsor, dunque andando oltre i 45 milioni per l'acquisto del 5% delle azioni (ne consegue che la capitalizzazione di Juventus è di oltre il miliardo di euro). Ardoino ha anche spiegato che «onestamente vorremmo aiutare la dirigenza, chiedendo se sarà poi necessario acquisire una quota maggiore. Ma dietro non c'è alcun piano machiavellico. C'erano stati scambi con la dirigenza e la proprietà, per una valutazione strategica. Premessa: non siamo un fondo speculativo, abbiamo chiuso l'anno con 13,7 miliardi di utili. Partiamo in punta di piedi, la tifoseria deve adattarsi alla nostra presenza».
A svolgere il ruolo di consulente nell'operazione è stato chiamato Juan Sartori, di origini piemontesi come Devasini. Sartori è senatore uruguagio, azionista di riferimento del Sunderland e genero di Dmitri Rybolovlev, oligarca russo, proprietario del Monaco. I toni usati da Ardoino sono molto da «arrivano i nostri (soldi)», in un mondo-calcio che ha visto passare, non è il caso certamente di Tether, avventurieri che hanno speculato sulla passione dei tifosi per poi scomparire al momento di passare ai fatti. Juventus non è soltanto una squadra di calcio, è una società quotata in Borsa, è un club unico perché da un secolo appartiene a una famiglia che, tuttavia, ha perso i propri punti di riferimento saldi, in araldica e nel coinvolgimento sincero e profondo. Gli stessi membri della famiglia non sono più disposti ad impegnarsi finanziariamente come hanno dovuto fare in questi ultimi anni con diversi aumenti di capitale che non hanno portato ad alcun risultato.
L'uscita così eclatante del manager ligure, su un tema finanziario delicato, lascia perplessi anche in considerazione dell'esposizione mediatica dell'intervista, dei toni utilizzati e del fatto che Exor non fiati, non chiarisca e lasci che la questione sia criptica, tanto per restare nel mondo nebuloso di valute non meglio identificate all'origine ma ormai presenti nel mercato mondiale. La storia della Juventus sta per cambiare, è il sogno e, insieme, il timore dei vecchi tifosi ma è il desiderio e la speranza di alcuni membri della famiglia Agnelli.
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