Con gli 007 si può salvare l’Occidente

Con gli  007 si può salvare l’Occidente

Turi Vasile

È giusto raccomandare o addirittura vietare che si parli di scontro di civiltà a proposito dei passati e recenti attentati in cui hanno trovato morte e disperazione vittime indiscriminate di tutte le etnie. È però innegabile che è in atto un attacco da parte del terrorismo islamico contro l’Occidente, volente o nolente giudaico-cristiano. Qualche giorno fa Mahmud Al Zahar, nuovo leader di Hamas, pur condannando gli attentati contro civili a Londra, ha rivelato, forse ingenuamente, certo velleitaristicamente, i piani ambiziosi del terrorismo islamico. Egli, in un’intervista al Corriere della Sera, prevede il trionfo finale dell’Islam le cui conseguenze saranno che degli Stati Uniti tra al massimo mezzo secolo resterà solo un vago ricordo, e che, in un meno lungo periodo, di Israele si celebrerà la sparizione dalla faccia della Terra.
Anche escludendo saggiamente lo scontro di civiltà, non è detto che l’Occidente così minacciato non debba difendersi, non con la guerra e la mobilitazione di armate, bensì affrontando, prevenendo e reprimendo i terroristi sullo stesso terreno da loro scelto, che è quello di occulti comandi strategici con piani eseguiti tatticamente da azioni pressoché individuali collegate con una trama invisibile. I carri armati, i missili, gli aerei, gli eserciti sarebbero come le famose cannonate contro moscerini sparsi.
La deformazione professionale di chi scrive lo spinge a suggerire il maggiore e concordato impiego degli 007, di agenti a cui vengano per legge attribuite licenze al limite dell’illecito, col massimo sforzo di salvaguardare le libertà civili insidiate peraltro dalle gesta incivili e sanguinarie dei terroristi.
Il cinema è spesso lo specchio che riflette i tempi contemporanei, talvolta li precede, talaltra li segue. Gli americani, perduta la guerra del Vietnam sul campo, si sono presi la rivincita sullo schermo, con i Rambo, vittoriosi eroi solitari.
James Bond potrebbe invece rappresentare il processo inverso: anticipare quel che la realtà purtroppo esige e demandare il confronto diretto alle ombre armate dalla più alta e sofisticata tecnologia in grado di prevalere sull’astuzia sommersa e sul fanatismo diabolico dei terroristi.

Certo, parlare di cinema in un momento così tragico potrebbe incontrare biasimo e scetticismo: correndo questi rischi resta in ogni modo l’invito a riflettere sul massimo uso dell’Intelligence, poiché è l’intelligenza ad essere chiamata in causa e merita di essere applicata con una maggiore flessibilità, con un pragmatismo per quanto possibile corretto e con un coordinamento internazionale privo di suscettibilità particolari. Torna così la leggenda degli Orazi e Curiazi che ha interpretato nei secoli il sogno di schierare sul campo solo un numero esiguo di rappresentanti delle due parti per evitare la grande strage degli innocenti.

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